ANCONA – «Si sapeva che avremmo perso, ci abbiamo sperato e lavorato fino alla fine, ma il malcontento verso il centrosinistra, e il Pd in particolare, era troppo profondo da recuperare in pochi mesi e con una campagna elettorale segnata dal covid e avvenuta nel periodo estivo».
Nell’analisi del post elezioni regionali delle Sardine marchigiane, c’è tutta l’amarezza per una «sconfitta annunciata». Giorgio Mattiuzzo, leader del movimento giovanile, nato a Bologna, non fa sconti e guarda in faccia la disfatta del centrosinistra, che il suo gruppo di giovani, ha tentano di contrastare portando in piazza le istanze antifasciste.
«Nel centrosinistra ci sono stati errori e mancanze da parte della passata amministrazione, sia per quanto riguarda la sanità che la gestione del terremoto – spiega -, fin sa subito abbiamo chiesto discontinuità rispetto alle scelte politiche dell’ex presidente regionale Luca Ceriscioli, che non è stato quel “demonio” dipinto dai suoi detrattori, ma piuttosto si è comportato da gran signore, facendo un passo indietro per consentire al centrosinistra di avere un’altra opportunità con un altro candidato».
Mattiuzzo spezza una lancia anche in favore dell’ex sindaco di Senigallia e presidente Anci Marche Maurizio Mangialardi, che «ha avuto il coraggio di candidarsi e affrontare una campagna elettorale, nella quale si è speso in prima persona, a differenza del centrodestra che ha avuto sempre l’appoggio dei leader arrivati da Roma».
Secondo lei una candidata come la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, o una personalità come l’ex rettore Sauro Longhi, avrebbero potuto avere un esito diverso?
«Certo la sconfitta era preannunciata, ma una candidatura come quella della Mancinelli poteva essere un valore aggiunto sia per i numerosi riconoscimenti ricevuti da sindaca, ma anche perché donna. Longhi avrebbe potuto forse mettere d’accordo anche i 5 Stelle, anche se il Movimento, ha perso molti consensi sia a livello nazionale che regionale e andando a vedere la somma dei voti del Pd e quella dei 5 Stelle non sarebbe bastato per superare Acquaroli».
Secondo il leader delle Sardine il Pd, nonostante si confermi primo partito nelle Marche, deve fare una opera di ristrutturazione importante e profonda, «ripartendo dalla base, ancora solida, dai circoli cittadini abbandonati». Una ripartenza che deve avvenire all’insegna della «grande umiltà» e che deve vedere anche le segreterie provinciali del partito fare un «mea culpa e rimettere il Pd in una posizione più vicina alle persone».
Intanto nelle Sardine marchigiane monta il malcontento interno al movimento, e i leader pensano già ad una pausa di un paio di settimane, dopo le fatiche della campagna elettorale, ma annunciano anche che dopo questa riflessione interna potrebbero esserci sviluppi e nuove decisioni, per ora però è bocche cucite.