Ancona-Osimo

Ancona, si sciopera in porto: mobilitazione non solo per il rinnovo contrattuale

Sindacati e lavoratori insieme davanti alla sede dell'autorità di sistema portuale dello scalo dorico per la manifestazione nazionale

La mobilitazione di stamattina davanti all'autorità di sistema portuale

ANCONA – Il porto si mobilita, una giornata di sciopero, oggi, con manifestazione davanti alla sede dell’autorità di sistema portuale: l’iniziativa e la mobilitazione sono nazionali, l’astensione dal lavoro ha toccato anche il 100%. Tra le richieste al governo il ritocco del salario, lo sblocco del decreto per il fondo di accompagnamento alla pensione anticipata per i portuali, il riconoscimento del lavoro usurante, e il rafforzamento di quegli strumenti contrattuali relativi al tema della salute e della sicurezza sul lavoro. I portuali e i rappresentanti sindacali si sono dati appuntamento attorno alle 10 di stamattina, al molo Santa Maria, per scandire i loro slogan a sostegno della giornata di mobilitazione. Un centinaio i partecipanti.

«Vogliamo un veloce rinnovo del contratto nazionale – spiega Valeria Talevi, segretaria generale Filt-Cgil Marche –. I nostri salari dopo il picco dell’inflazione piangono. Chiediamo un 18% di aumento, si è rotto il tavolo delle trattative perché le controparti ci propongono un 9%, tra l’altro diviso tra tabellare e welfare. Per noi inadeguato e iniquo e dunque rispedito al mittente. In più c’è un problema sulla sicurezza sul lavoro, ci sono le interferenze, i carichi sospesi, purtroppo ancora in porto si muore. E questo governo pensa di andare al 2026 per fare il rinnovo del sistema pensionistico. Paradossalmente i lavoratori che stanno in banchina non vedono riconosciuto il lavoro usurante e soffrono numerose malattie professionali e rischiano di non andarci, in pensione, di essere inidonei e non poter essere ricollocati. Chiediamo dunque anche un fondo all’esodo che abbiamo già costituito ma è fermo al Mef. E poi tutta la condizione legata alla precarietà del lavoro e alla somministrazione che stiamo combattendo».

«Chiediamo il rinnovo contrattuale, il riconoscimento dell’aumento stipendiale equo, visto che quello che ci hanno proposto finora è abbastanza ridicolo – aggiunge Roberto Ascani della Fit-Cisl Marche – ma nella piattaforma ci sono altri argomenti, come il riconoscimento dell’attività usurante per i lavoratori dei porti, la costituzione di un fondo per l’esodo dei lavoratori per il ricambio generazionale e per attutire il lavoro precario che c’è nel porto e, infine, la questione legata alla riduzione di quelle forme di flessibilità che oggi sono presenti nell’attività lavorativa dei portuali».

«Il contratto collettivo delle lavoratrici e dei lavoratori dei porti è scaduto il 31 dicembre scorso – conferma Ilaria Corinaldesi, segreteria regionale Uiltrasporti Marche –. Ci sono state trattative che purtroppo non hanno portato a un esito positivo, le posizioni sono ancora distante, in particolare è lontana la posizione sull’aspetto economico. Chiediamo di poter recuperare il potere d’acquisto dei salari, di rimettere mano alla normativa su salute e sicurezza sul lavoro, di poter valutare e dare un avvio concreto al fondo di incentivo all’esodo per questi lavoratori e accanto a questo, si chiede il riconoscimento del lavoro usurante. La realtà portuale è molto complessa, bisogna affrontare queste criticità». «Siamo qui perché il contratto nazionale è scaduto l’anno scorso e ancora oggi il governo deve risponderci – racconta Alessio Apolloni, lavoratore della compagnia Portuali di Ancona –. E per inserire il lavoro portuale nella lista dei lavori usuranti. Siamo qui per questo sit-in sperando che il governo ci metta le mani al più presto. Non è giusto che queste cose vengano tralasciate in questo modo, i mesi stanno passando».

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