ANCONA – Primo intervento chirurgico di crescita guidata delle vertebre per il trattamento della scoliosi al presidio materno infantile Salesi dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche. L’operazione chirurgica mininvasiva, videoassistita, è stata eseguita per la prima volta nelle Marche, nel mese di agosto, su una ragazzina di 13 anni con una scoliosi grave che la costringeva al corsetto per 18-20 ore al giorno.
La tecnica utilizzata è stata quella del tethering: attraverso una via anteriore toracica, con ristretti tagli sul fianco, sono state posizionate piccole viti sulle vertebre dell’adolescente, sulle quali è stata fissata una corda in materiale sintetico flessibile che è stata messa in tensione per ridurre la curva scoliotica. L’operazione è durata circa tre ore e mezzo e, dopo tre giorni, la paziente ha iniziato a camminare senza dolore ed è stata dimessa in una settimana.
La scoliosi è una deformità della colonna vertebrale caratterizzata da curvatura e rotazione delle vertebre, che colpisce circa il 2% della popolazione pediatrica (in particolare tra 11-14 anni). L’intervento ha coinvolto un team multidisciplinare costituito dalla dottoressa Monia Martiniani e dal dottor Leonard Meco della SOD Clinica Ortopedica dell’Adulto e Pediatrica, diretta dal professor Antonio Pompilio Gigante, insieme al professor Giovanni Cobellis, direttore della SOD di Chirurgia Pediatrica, con l’assistenza del dottor Ventrella della SOD di Anestesia e Rianimazione Pediatrica diretta dal dottor Alessandro Simonini e dall’equipe infermieristica del Blocco Operatorio coordinata dalla dottoressa Ilaria Franconi.
«Alla luce delle nuove tecniche operatorie per il trattamento delle scoliosi idiopatiche, in età evolutiva – spiega la dottoressa Monia Martiniani, responsabile della Chirurgia vertebrale dell’Adulto e Pediatrica afferente alla SOD Clinica Ortopedica -, sicuramente quella di Vertebral Body Tethering (VBT) ha una grande rilevanza a livello internazionale. Si tratta infatti di una tecnica di “non fusione” in alternativa alla classica artrodesi vertebrale. Consente di poter intervenire precocemente in età giovanile preservando il movimento e la crescita residua del rachide, consentendo ai ragazzi di continuare la pratica sportiva. Inoltre, la procedura può essere risolutiva in caso di curve scoliotiche per quei ragazzi, soprattutto in età adolescenziale, particolarmente restii a indossare il busto per molte ore del giorno e della notte».
Il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche, Armando Marco Gozzini, parla di «un intervento poco invasivo che raddrizza la colonna vertebrale senza renderla rigida permettendo così ai ragazzi in crescita di fare sport, di sentirsi a proprio agio e vivere la loro vita serenamente: rendere il loro futuro felice è un obiettivo appagante e doveroso».
Il trattamento delle deformità vertebrali in età pediatrica costituisce una delle voci di mobilità sanitaria regionale passiva. Il “Progetto Scoliosi” del Salesi nasce anche per colmare questa grave lacuna della sanità marchigiana, mette insieme competenze plurispecialistiche rare e di comprovata valenza nazionale e si innesta su una storia che parte da lontano, la storia pluridecennale della Chirurgia Vertebrale della Clinica Ortopedica dell’Adulto e Pediatrica.