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Riapertura superiori, ora il Comitato Priorità alla Scuola valuta ricorso al Tar contro l’ordinanza regionale

Torna la protesta davanti a Palazzo Raffaello. Una quarantina i manifestanti, tra genitori, insegnanti e studenti, per chiedere la riapertura delle aule. Al via anche una petizione

I manifestanti del Comitato Priorità alla Scuola davanti alla sede della Regione Marche

ANCONA – Il Comitato Priorità alla Scuola valuta il ricorso al Tar e lancia una petizione per chiedere la ripresa delle lezioni in presenza nelle scuole superiori delle Marche. Sono tornati a manifestare oggi (7 gennaio) davanti alla sede della Regione Marche, docenti e genitori, per chiedere la revoca dell’ordinanza regionale che proroga fino al 31 gennaio la didattica digitale integrata al 100% nelle scuole superiori.

Dopo il sit-in che si è svolto il 5 gennaio, il gruppo di docenti, studenti e genitori, che si oppone alla didattica a distanza, è tornato davanti a Palazzo Raffaello per chiedere il ritorno sui banchi, in linea con quanto stabilito dal Consiglio dei Ministri che ha disposto la ripresa delle lezioni al 50% dall’11 gennaio. Una quarantina i manifestanti che hanno preso parte all’iniziativa che ad Urbino, al Liceo Artistico ha visto gli studenti per protesta fare lezione a distanza nel cortile della loro scuola.

La protesta davanti al Liceo Artistico di Urbino

Il presidente regionale aveva siglato nei giorni scorsi il provvedimento restrittivo spinto dal rialzo dell’indice Rt e dal rischio per le strutture sanitarie di tornare nuovamente sotto pressione. Ma il Comitato non ci sta e prosegue nella sua azione di protesta. «La scuola non può essere più considerata come ultima delle priorità, senza scuola non c’è futuro» lamentano i rappresentanti del Comitato che nelle Marche è arrivato a contare un centinaio di attivisti e che ogni giorno riceve mail e segnalazioni da parte delle famiglie che denunciano l’inefficacia della didattica a distanza. Ora il gruppo sorto ai tempi del lockdown ha lanciato questa mattina una petizione che «in un minuto ha già raccolto un centinaio di adesioni» dichiara Valerio Cuccaroni, docente al Liceo Galilei di Ancona e membro del Comitato.

Un momento della manifestazione davanti a Palazzo Raffaello

«È vergognoso che oggi le scuole siano chiuse, mentre i bar e i ristoranti sono aperti – prosegue  – ed è vergognoso che saranno chiuse l’11 gennaio mentre in altre regioni apriranno». Il Comitato sta valutando la possibilità di un ricorso al Tar contro l’ordinanza del presidente regionale: «Se non ci sono posti di terapia intensiva devono fare il loro lavoro e trovarli – prosegue Cuccaroni – e se non ci sono le condizioni per i trasporti devono aumentarli». Insomma, il gruppo chiede organizzazione e pone l’accento sulle difficoltà sul fronte del tracciamento, lamentando che l’app Immuni nelle Marche non funziona.

La mamma che si è commossa durante la manifestazione

Ma a prendere parte, durante la protesta, sono stati anche i genitori degli studenti alle prese con la dad. Una mamma in lacrime ha preso la parola per chiedere il rientro dei ragazzi a scuola: «La mia preoccupazione è che la formazione dei ragazzi è stata compromessa» spiega Catia Rossini, madre di una ragazza in procinto del diploma. La mamma ha evidenziato che la didattica a distanza dopo aver creato un vuoto formativo nel precedente anno scolastico, ora sta infierendo anche nell’attuale con conseguenze che vanno ad aggiungersi alle precedenti.
«Una preparazione incompleta al futuro universitario e lavorativo» è soprattutto questo che spaventa i genitori dei ragazzi delle superiori, specie di chi si diplomerà quest’anno e non avrà dunque occasione per recuperare. «Sono arrabbiata – conclude – perché sembra che non pensino alle scuole, le hanno completamente trascurate, dal governo nazionale fino ai nostri politici locali, come se non si tratti di un ambito importante. I nostri ragazzi stanno soffrendo».

Una mamma che ha preso parte alla protesta

Ad aggiungersi al coro è anche un’altra mamma: «La nostra paura è quella di un vuoto formativo – spiega Stefania Sciocca – non moriremo di covid, ma di ignoranza, perché i nostri figli sono ignoranti, non per volontà loro, ma perché questa non è scuola: i docenti sono con noi a battagliare perché sanno perfettamente che un popolo ignorante si governa meglio».  Una didattica a distanza che non funziona perché «a casa ci sono mille distrazioni – prosegue – io sono schiava dentro il mio appartamento, perché quando i miei figli fanno lezione mi devo chiudere in camera mia: è giusto questo?». Giornate scandite davanti al computer, quelle degli studenti, che, come lamentano i genitori, sono costretti a lavorare il doppio con risultati inferiori al normale.

La manifestazione

Il Comitato oltre a chiedere il ritorno sui banchi, si appella alla Regione affinché venga avviato uno screening, periodico e su base volontaria per il personale docente, Ata e per gli studenti, «come già altre regioni stanno facendo, ad esempio in Abruzzo, Basilicata, Toscana, Piemonte», ma chiede anche una corsia preferenziale nella vaccinazione contro il covid, così che il personale scolastico venga vaccinato già nella fase uno.

«La scuola è un luogo sicuro» non è un veicolo di contagio, è il mantra di genitori, studenti e docenti, che cita i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui il ruolo delle scuole «nell’accelerare la trasmissione del nuovo coronavirus in Europa sia limitato» se vengono rispettate le regole (mascherina, igiene mani e distanziamento). Sul fronte dei trasporti il Comitato evidenzia che lo stesso presidente Acquaroli, «nell’incontro tenutosi con il nostro Comitato il giorno 5 gennaio 2021, ha fatto presente che si era pronti da questo punto di vista».

Fra le preoccupazioni messe sul tavolo dal Comitato Priorità alla Scuola c’è il timore che la dad (didattica digitale integrata, o a distanza) finisca per aumentare le disuguaglianze sociali e ridurre il livello di apprendimento anche del 55% nei contesti con più fragilità. Il rischio, secondo il gruppo, è che una generazione subisca forti carenze formative e a supporto di questa tesi citano una ricerca della Fondazione Agnelli nella quale è stato stimato «che il minore apprendimento di oggi può valere dal punto di vista economico circa 900 euro al mese di minori guadagni futuri, attenendoci alla sola perdita economica, per il momento, in attesa di indicatori in grado di calcolare le perdite in termini sociali e culturali» spiegano i fondatori del Comitato marchigiano. «Un surrogato» di scuola, la dad, «pericolosa per la salute mentale degli studenti che sono a serio rischio depressivo e di ritiro sociale. Sono infatti cresciuti i casi di disagio psicologico tra i giovani e i casi di abbandono scolastico».

Due diritti, quello alla Salute e all’Istruzione, che non possono più essere contrapposti, chiede il Comitato, ma che vanno entrambi difesi e garantiti, in una circolarità secondo cui il mancato rispetto del diritto all’Istruzione causa danni alla salute (problemi psicologici).