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Sentenza Corte Europea diritti uomo su misure clima, Passerini: «Per cambiamento serve anche impegno dei singoli»

La causa è stata promossa da un gruppo di donne anziane, della Svizzera, che hanno chiamato in giudizio il loro Paese, vincendo in parte il ricorso

Gli effetti del cambiamento climatico

ANCONA – «Quella della Corte dei diritti umani di Strasburgo è una sentenza simbolica che vuole stimolare i governi a mettere in atto politiche di tutela dei diritti umani anche per quanto concerne il clima». Così il professor Giorgio Passerini, docente di Fisica Tecnica Ambientale dell’Università Politecnica delle Marche, intervenendo sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo con cui ha condannato la Svizzera sulle mancate misure per il clima.

La causa è stata promossa da un gruppo di donne anziane, della Svizzera, che hanno fatto causa al loro Paese, vincendo in parte il ricorso. La Corte (Cedu) ha condannato la Svizzera per aver violato l’articolo 8 della Convenzione europea relativo alla salvaguardia dei diritti dell’uomo (il diritto al rispetto della vita privata e familiare) per non aver preso sufficienti misure per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

«Mi lascia perplesso – spiega il professor Passerini – che l’Unione Europea vari una sentenza per abolire i motori a combustione interna e subito scatti la corso all’acquisto delle auto». Secondo il docente e meteorologo «tra la popolazione manca la sensibilità sugli effetti del clima e dell’inquinamento ambientale, non solo tra i governanti dei Paesi, ma anche tra i singoli individui: basta guardare quanti suv circolano in strada, si tratta di mezzi estremamente inquinanti».

Per Passerini la sentenza non deve togliere il velo solo sulle «responsabilità dei governi nazionali, ma anche sulle responsabilità dei singoli cittadini che devono impegnarsi in prima linea per contribuire a mitigare l’inquinamento ambientale e gli effetti del clima. Serve un cambio di abitudini e di stile di vita, che però è ostacolato dalle lobby. I governi hanno anche e soprattutto il compito di sensibilizzare».

Insomma, secondo il docente, è giusto aver posto il problema «ma non deve passare il messaggio che il caldo e gli effetti del cambiamento climatico danneggiano solo gli anziani, perché il problema riguarda i nostri giovani e il loro futuro» non solo il presente.

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