ANCONA – Spinto da un maggior utilizzo degli smartphone, anche a causa della pandemia, il sexting (lo scambio di messaggi audio, video e testuali a contenuto sessualmente esplicito) sta registrando un vero e proprio boom tra gli adolescenti. La conferma arriva da Luca Russo, analista forense e Ctu per diverse procure italiane. «Il fenomeno – dice – è cresciuto in maniera importante con la pandemia, ma già da prima registrava un incremento».
Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss), basati sulle risposte ad un questionario di 3.500 ragazzi fra gli 11 e i 24 anni, due ragazzi su tre dichiarano di aver ricevuto almeno una volta messaggi sessualmente espliciti.
Rispetto al passato questa modalità di comunicare viene riservata sempre più spesso ai primi ‘approcci’ quando gli adolescenti stringono conoscenza magari sui social network e spesso la domanda che viene rivolta è «fammi vedere come sei, mandami una tua foto» spiega Russo, che tiene corsi nelle scuole marchigiane per spiegare agli studenti i rischi ed i risvolti penali connessi all’invio di immagini e video sessualmente espliciti.
«Nella stragrande maggioranza dei casi trattati, con risvolti penali – spiega – c’è un primo approccio che può essere quello di una foto inviata che ritrae un seno appena nascosto da una mano, o l’immagine dei glutei allo specchio». Messaggi inviati nei cellulari, ma in alcuni casi «le ragazzine, se un tempo pubblicavano la foto in costume sui socialnetwork, oggi arrivano a mettere anche immagini semi nude in intimo».
A ‘praticare’ il sexting sono soprattutto gli adolescenti «fra i 13 e i 14 anni – chiarisce l’analista forense – , ma abbiamo avuto anche dei casi in età più precoce, fra gli 11 e i 12 anni». In linea generale si tratta di «adolescenti consapevoli» di quanto stanno facendo, ma non dei rischi penali connessi all’invio di immagini e video a sfondo sessualmente esplicito.
Va subito fatta una precisazione, non sono solo i ragazzini di sesso maschile a chiedere queste immagini, spesso la richiesta arriva anche dalle ragazzine. Oltre alle foto, anche delle parti più intime, non sono pochi casi in cui i ragazzini arrivano a scambiarsi video in cui praticano la masturbazione.
Luca Russo spiega infatti che per molti dei ragazzi che ricevono questi contenuti si tratta di «’trofei’ che mostrano anche ai loro amici e che spesso vengono divulgati attraverso le chat, subendo una diffusione incontrollata e finendo, in alcuni casi, anche sul web, con tutte le implicazioni penali legate alla pubblicazione senza il consenso della persona ritratta e con il problema di rintracciare il materiale in Internet per poi provvedere alla rimozione».
«Il problema nasce dal fatto che il più delle volte – osserva – nessuno pensa che questi primi rapporti e innamoramenti possano finire anche in brevissimo tempo, ma le immagini inviate rimangono e i ragazzini spesso mostrano quanto sono ‘fichi’ perché la ragazzina gli ha inviato una foto intima. Non dimentichiamoci, che anche nello scambio fra minorenni, viene contemplata la detenzione di materiale pedopornografico, un reato».
«La responsabilità – osserva – va cercata nei genitori. Quando vado a parlare nelle scuole di questi temi, alla domanda se qualcuno ha mai inviato immagini o contenuti di questo tipo c’è sempre chi alza la mano e dice di averne mandate magari al proprio fidanzato. Quando poi chiedo il perché mandano queste foto invece di sentirsi o vedersi, rispondono che lo fanno per noia, una delle risposte più tristi – conclude – perché la noia spinge a fare cose stravaganti che possono diventare deleterie».