ANCONA – Dal 1° al 23 dicembre il centro di controllo dell’area pesca del comando regionale della Guardia Costiera ha eseguito 46 sequestri di prodotto ittico non tracciato nelle Marche per un totale di 6.000 kg di pesce sequestrato, ha emesso 63 verbali amministrativi per 100mila euro complessivi di multa. In vista delle festività natalizie, il consumo di pesce, fresco e surgelato, si incrementa, ma l’occhio attento della Guardia Costiera monitora la filiera ittica in tutte le sue fasi, dal momento della pesca fino a quello in cui il pescato arriva sulle tavole delle famiglie o dei ristoranti.
A fornire il dato relativo all’operazione denominata “Senza traccia” eseguita su scala nazionale dalla Guardia Costiera è il luogotenente Vito Laddomada, della Capitaneria di Porto di Ancona. «Siamo impegnati in tutto il territorio nazionale – spiega il luogotenente della Guardia Costiera Laddomada – per la tutela del consumatore e la difesa del prodotto ittico Made in Italy, pescato e lavorato in Italia, con l’operazione “Senza traccia”».
L’obiettivo dell’attività di controllo della Guardia Costiera è quello di prevenire e contrastare le illegalità, come il prodotto immesso sul mercato senza l’obbligatoria tracciabilità che non consente di risalire né all’area dalla quale il pesce proviene, né a chi ha immesso il prodotto in commercio.
«Abbiamo un centro nazionale di controllo pesca, con sede al comando generale a Roma – spiega – e 15 centri di controllo di area pesca, uno dei quali nelle Marche, con sede ad Ancona, dove c’è il comando regionale che copre l’area da Gabicce a San Benedetto del Tronto, coprendo anche l’Umbria». Proprio nella vicina Umbria, a Foligno, in provincia di Perugia, il personale del comando regionale delle Marche ha sequestrato 3.000 kg di prodotto ittico scaduto da diversi anni, che se immesso sul mercato avrebbe comportato conseguenze per la salute dei consumatori.
L’attività della Guardia Costiera si snoda dai controlli a bordo dei pescherecci, passando per le pescherie, i venditori ambulanti, gli esercizi commerciali, le piattaforme logistiche, per arrivare anche ai ristoranti, in maniera che il pescato che arriva sulle tavole dei marchigiani sia sicuro. Su scala nazionale dal 1° gennaio al 23 dicembre sono state emesse sanzioni per 8 milioni di euro, sequestrate 310 tonnellate di pesce non tracciato e scaduto e sono stati chiusi 20 esercizi commerciali, due dei quali nelle Marche.
Tra le violazione più frequentemente riscontrate, c’è l’assenza di tracciabilità. «Quando si acquista occorre controllare accuratamente il cartellino del prodotto ittico – spiega il luogotenente Laddomada -: deve riportare sempre il nome scientifico, il luogo in cui il pesce è stato pescato, se si tratta di prodotto allevato o pescato in mare aperto. Si tratta di informazioni obbligatorie, se manca anche una sola di queste, bisogna diffidare e in caso di dubbi segnalare al 1530».