ANCONA – «C’è una interlocuzione con la Protezione civile nazionale che ha chiesto una serie di approfondimenti di natura tecnica (schede AeDES, ndr) che saranno fondamentali per le scelte che poi verranno fatte in via definitiva. Noi abbiamo dato tutta la nostra disponibilità, ora sta ai nostri uffici, agli uffici dei comuni, agli uffici della Protezione civile nazionale cercare di determinare il percorso più veloce possibile perché dobbiamo dare una risposta» a «chi è fuori dalle abitazioni» e «a tutti gli immobili che sono stati colpiti» dal sisma. A fare il punto sulla richiesta dello stato di emergenza dopo che le scosse sismiche che il 9 novembre erano state localizzate al largo della costa pesarese e anconetana, è il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli.
La scheda AeDES – Agibilità e Danno nell’Emergenza Sismica – sono schede per il rilevamento speditivo dei danni, la definizione di provvedimenti di pronto intervento e la valutazione dell’agibilità post-sismica degli edifici di tipologia strutturale ordinaria (in muratura, in cemento armato o acciaio intelaiato o a setti) dell’edilizia per abitazioni e/o servizi.
La sequenza sismica che ancora va avanti (al largo della costa pesarese e anconetana), seppure con scosse di minore intensità, la maggior parte contenute sotto i 3 gradi della scala Richter, ha causato circa 150 sfollati, la maggior parte dei quali nell’anconetano, una cinquantina di edifici inagibili (anche in questo caso la gran parte sono nel capoluogo marchigiano) e quasi 2.000 gli edifici lievemente lesionati. La Regione aveva avanzato richiesta di stato d’emergenza per le aree colpite dal sisma. Scosse i cui effetti si aggiungono alla devastazione avvenuta nell’entroterra ascolano e maceratese, con il terremoto iniziato il 24 agosto del 2016, la cui ricostruzione è ancora aperta.
Proprio a fine anno scadrà il mandato del Commissario straordinario per la ricostruzione post sisma 2016 Giovanni Legnini (nominato per la ricostruzione post sisma in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria). Il governatore parlando con i giornalisti a margine della seduta odierna del Consiglio regionale, in vista della scadenza del mandato a Legnini, confermato per tutto il 2022, ha sottolineato: «Legnini ha fatto un ottimo lavoro, è una figura con cui abbiamo collaborato bene e che ha dato alla ricostruzione una spinta importante».
«Non sono chiamato a scegliere», ha ricordato, puntualizzando che «oggi il tema del commissario è un tema che non va posto alla Regione o alle Regioni, ma che va posto a chi deve scegliere ed ha una visione complessa e complessiva di quello che sarà il modello da seguire. Mi permetto di dire – ha proseguito – una valutazione che deve farci capire e comprendere che modello vogliamo dare alla ricostruzione d’ora in avanti».
Per il governatore «da qui alle prossime settimane e ai prossimi mesi, siamo ancora in una fase transitoria in cui la struttura commissariale è una struttura che avrà un ruolo centrale». Secondo il presidente però «a sei anni dalle scosse» bisognerà cercare di «provvedere anche ad un modello che possa ridare una centralità ai territori» anche nell’ottica di un rilancio economico delle aree colpite dal sisma.
Secondo il governatore infatti bisogna ricostruire non solo gli edifici distrutti dalle scosse del 2016, ma anche i servizi sui territori colpiti dal terremoto e garantire opportunità di sviluppo alle zone del cratere. Un processo di rilancio e di ricostruzione di più ampio respiro e visione al quale Regione ed enti locali sono chiaramente i soggetti prioritariamente interessati.
«Su alcune vicende in questi anni siamo stati esautorati dal nostro ruolo e dal nostro potere di programmazione – ha osservato – , penso a quello che è stato con il Pnrr complementare che non è altro che una serie di misure molto simili, se vogliamo, alla programmazione europea», ma mentre «per la programmazione europea agisce la Regione, per il Pnrr complementare hanno agito soggetti che non sono legati alla Regione. Credo che questo espropriare la Regione e le Regioni del proprio ruolo non sia un bel segnale, né per i cittadini, ma soprattutto è una dispersione di energie e di opportunità in quanto si lavorano e si costituiscono soggetti che hanno lo stesso obiettivo, hanno lo stesso fine, ma si accavallano nell’operatività».
Infine, sentito sul polo logistico Amazon all’Interporto di Jesi, il cui iter registra passi avanti, Acquaroli ha detto «mi aspetto di vedere la fine di una vicenda che è iniziata ormai da tantissimo tempo e speriamo che possa avere una fine positiva». «Amazon – ha aggiunto – per noi è fondamentale, anche soprattutto nella prospettiva di interporto che è una infrastruttura che può dare un grande contributo alla intermodalità e alla logistica della nostra regione e soprattutto può diventare un punto di riferimento per le politiche di sviluppo del medio Adriatico. Interporto, aeroporto e porto – ha concluso – possono insieme costituire un polo che nessuno ha a livello infrastrutturale come le Marche e su cui si può basare il rilancio di una competitività e di una attrattività di investimenti».