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Soccorso lo speleologo statunitense bloccato in grotta in Turchia. Nella missione la dottoressa marchigiana Pavan: «Un’emozione incredibile»

Raggiunta telefonicamente mentre è ancora in Turchia, la dottoressa Cristiana Pavan ci ha raccontato la sua esperienza all'interno della grotta Morca, una delle più profonde al mondo

ANCONA – «Sono rimasta dentro la grotta per quasi cinque giorni, l’attenzione è stata altissima e abbiamo dovuto adottare delle strategie di sopravvivenza per limitare al massimo il rischio di ammalarci: abbiamo calcolato la quantità di cibo e di acqua, i tempi di riposo, instaurando un sodalizio psicologico tra soccorritori». Raggiunta telefonicamente mentre è ancora in Turchia, dove si è recata poco una settimana fa per soccorrere uno speleologo statunitense bloccato in grotta a una profondità di oltre 1.000 metri, la dottoressa Cristiana Pavan, medico del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), ci ha raccontato la sua esperienza, all’interno della grotta Morca, nella provincia di Mersin.

Medico in servizio nel reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, Pavan, fa parte del servizio di elisoccorso regionale, ed è stata chiamata per la missione in Turchia in quanto medico specializzato in ambiente ipogeo. La dottoressa Pavan è stata tra i primi soccorritori ad entrare nella grotta, «un’emozione incredibile» quella che le ha regalato la missione. Un primo gruppo di otto tecnici italiani del Soccorso Alpino e Speleologico, fra i quali appunto la dottoressa, era stato inviato in Turchia per la missione che ha visto una cooperazione internazionale fra soccorritori dall’Italia, dalla Turchia, dalla Bulgaria, dalla Polonia, dalla Croazia e dall’Ungheria. Nel team italiano c’erano anche 10 tecnici marchigiani, un medico (Pavan) e un infermiere.

Complessivamente la missione ha impiegato 46 italiani e un totale di oltre 200 soccorritori da diversi Paesi. L’operazione di recupero dello statunitense si è conclusa il 12 settembre e il gruppo di italiani a giorni rientrerà nel Paese. «Con i soccorritori delle altre nazioni abbiamo lavorato in sinergia – dice – e questo mi ha dato un grande entusiasmo per fare sempre meglio, certo non avrei potuto recarmi in Turchia senza l’appoggio del mio primario, la dottoressa Elisabetta Cerutti (direttrice della Sod di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale regionale di Torrette) e senza l’appoggio della direzione generale dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche».

Lo speleologo statunitense Mark Dickey era rimasto bloccato a 1.040 metri di profondità durante un training in grotta insieme ad altri speleologi: non potendo risalire, sono stati allertati i team di diversi Paesi, incluso l’Italia, con la squadra marchigiana «tra le più forti. Le sue condizioni di salute erano equiparabili a un codice rosso – racconta Pavan -, all’interno della grotta c’erano 4 gradi e per raggiungere lo speleologo abbiamo dovuto percorrere una discesa profonda e lunga, attraverso pozzi e meandri».

La grotta Morga è una delle più profonde al mondo (1.200 metri), un ambiente pericoloso e inospitale, in cui muoversi con grande prudenza, per questo sono state selezionate le migliori squadre dei Paesi che hanno collaborato alla missione. «Noi sanitari – prosegue – siamo stati accompagnati fino a raggiungere lo speleologo, da alcuni tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico italiano, fra i quali anche 4 marchigiani, che ci hanno aiutato in modo da poter agire subito sulla persona, appena raggiunta, senza essere stanchi. E così è stato».

Un soccorso straordinario, tra i tre più complessi al mondo mai effettuati finora. Un modello di intervento internazionale che pensa possa essere replicato in caso di calamità? «Credo di sì. Tutti i Paesi si sono impegnati con dedizione, spero che collaborazioni come queste possano ripetersi. Quanto avvenuto in Turchia credo possa essere considerato un punto di partenza per costruire una cooperazione internazionale unica. Se ci sarà questa possibilità ci lavorerò».
Pavan spiega che su scala europea esiste l’associazione europea ECRA (European Cave Rescue Association) nell’ambito della quale vengono organizzati incontri annui tra tecnici e medici per un confronto sulle esperienze comuni e per la ricerca su tute e barelle sempre più efficienti per i soccorsi in ambienti particolari come le grotte.

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