ANCONA – Si usa per cucinare, per l’igiene personale e domestica, per lavare abiti e stoviglie, ma l’acqua potabile ogni giorno finisce anche nello scarico del wc quando si tira lo sciacquone. «Il fabbisogno di acqua è di pochi litri al giorno, ma ogni persona arriva a consumarne quasi 200 di litri ogni giorno». A fornire il dato è Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche.
«Lo spreco – dice – coinvolge tutti: cittadini, imprese e agricoltura. Consideriamo l’acqua come una risorsa scontata, ma non è così, perché domani potrebbe non esserci più a sufficienza». Non solo, Ciarulli fa notare che lo spreco d’acqua è strettamente connesso anche ai fenomeni alluvionali. In che senso? «Oltre all’acqua che sprechiamo, quando piove non riusciamo a trattenerla: ormai si verificano sempre più spesso precipitazioni intense – spiega – piove tanto e in poco tempo» e dopo questi eventi fioccano le ordinanze di divieto per questioni igienico sanitarie.
Ridurre gli sprechi deve diventare un imperativo. «Per risparmiare acqua bisogna riutilizzare le acque piovane dei centri urbani che devono diventare luoghi in cui catturare questa preziosa risorsa» e in tal senso anche i condomini possono trattenere acqua attraverso serbatoi. Esperienze virtuose di questo tipo esistono già in Italia. «L’azione individuale può fare molto – prosegue – ma di pari passo serve che la politica comprenda che la gestione idrica è una priorità come la salute e il cibo per tutti».
La tecnologia esiste, osserva, e le conoscenze pure, ma servono investimenti per «riutilizzare le acque depurate urbane che poi tornano a fiume, acque – spiega – che posso essere impiegate per irrigare i campi ed alcune colture invece di usare acqua potabile».
L’altro tema è quello delle infrastrutture e della dispersione idrica. «Solo a Pesaro – spiega – si perde un 34% di acqua potabile, è un valore altissimo» ad Ancona il 31%, ad Ascoli il 26% e a Macerata il 15% (dati relativi al 2022 – Ecosistema Urbano Legambiente).
«Il cambiamento climatico – conclude – ha aumentato l’incertezza sull’effettiva disponibilità della risorsa idrica che ogni anno riusciamo ad avere e quando piove di meno questa incertezza ci costringe ad avere una maggiore attenzione per evitare di ritrovarci in emergenza. Serve programmazione, lavorare sui fabbisogni e sull’economia circolare dell’acqua».