ANCONA – In consiglio regionale è iniziato l’iter che porterà alla discussione sulla proposta di legge del Pd sul suicidio medicalmente assistito. Due le proposte di legge sull’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito sulla base della sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale: una presentata dal capogruppo dei dem Maurizio Mangialardi e l’altra dalla consigliera del Pd Manuela Bora.
Ieri (martedì 18) la IV commissione Sanità e Politiche sociali ha nominato i relatori del testo unificato: Mangialardi, per la minoranza, e Giorgio Cancellieri (Lega), per la maggioranza. Le Marche, potrebbero essere la prima Regione italiana ad approvare un provvedimento che va in questa direzione.
Nelle Marche Federico Carboni, Fabio Ridolfi e ‘Antonio’ «con le loro vicende personali, hanno dimostrato quanto possa essere lungo, doloroso e irto di difficoltà il percorso di chi chiede, avendo i requisiti previsti dalla sopracitata sentenza, l’accesso alla morte medicalmente assistita» si legge nella nota stampa dei dem.
«Ho avuto modo di seguire fin dall’inizio questi tre casi – spiega Mangialardi – constatando quanto, in assenza di una legge che determini procedure chiare e tempi certi, sia difficile esigere un diritto sancito anche dalla Corte costituzionale. L’obiettivo della nostra proposta è semplice: chi si rivolge al Servizio sanitario regionale per poter porre fine alle proprie sofferenze in maniera libera e cosciente deve vedersi garantito quanto previsto dalla legge, senza interferenze politiche e ideologiche da parte di chi governa. E questo può avvenire in soli venti giorni, un lasso di tempo congruo per consentire alla struttura sanitaria di svolgere tutte le verifiche sul richiedente previste dalla sentenza Cappato/Dj Fabo, trasmettere le relative relazioni al Comitato etico competente che dovrà emettere il suo parere, informare la persona».
La consigliera Manuela Bora rimarca «credo che la proposta da me depositata quasi un anno fa possa arricchire l’articolato che andremo a discutere in aula, in particolare laddove emerge l’obbligo per le strutture sanitarie di fornire il livello di assistenza riveniente dall’applicazione di norme statali, così come derivate da un giudizio di costituzionalità con cui è stata ampliata la sfera di non punibilità di una condotta e perciò aggiungendo una “nuova prestazione” assistenziale a carico del servizio sanitario nazionale».