ANCONA – Per Fabio Ridolfi, il 46enne di Fermignano, immobilizzato da 18 anni ad un letto per una patologia irreversibile, che ha chiesto di accedere al suicidio medicalmente assistito c’è il via libera del Cerm, il Comitato Etico Regione Marche. A renderlo noto è l’Associazione Luca Coscioni che sta seguendo la vicenda con il suo collegio di legali, come anche il caso di Mario e Antonio, gli altri due marchigiani che hanno chiesto di accedere all’eutanasia.
Il 46enne proprio ieri – 19 maggio – aveva lanciato un appello allo Stato Italiano dicendo «aiutami a morire». Secondo il Cerm, stando a quanto riferisce l’Associazione Coscioni, Fabio Ridolfi «rientra nei parametri stabiliti dalla Consulta nella sentenza Cappato-Dj Fabo per potere accedere all’aiuto medico alla morte».
L’Associazione Coscioni fa sapere che il parere del Comitato etico dell’Azienda Sanitaria Unica Marche, Area Vasta 1 sulla sussistenza delle condizioni già accertate nella relazione collegiale dell’equipe interdisciplinare «è stato emesso l’8 aprile 2022», ma il 46enne «era in attesa da due mesi del parere del Comitato etico, dopo essere stato sottoposto a tutte le visite mediche previste», scrive l’associazione Coscioni in una nota stampa, lamentando che «salta fuori a 24 ore dal suo appello».
Ridolfi «è il secondo italiano dopo Mario ad avere ottenuto il via libera per l’aiuto al suicidio» fa sapere l’associazione, puntualizzando che nel parere «recapitato a Fabio solo dopo l’appello manca l’indicazione del farmaco e delle relative modalità di somministrazione».
«L’appello di Fabio ha colto nel segno – dichiara Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’Associazione Luca Coscioni -. È inaccettabile che lo Stato italiano, e nello specifico la Regione Marche, abbia tenuto nel cassetto per 40 giorni un documento di tale rilevanza ed urgenza. Purtroppo, il parere “positivo” dato dal Comitato etico, che conferma in modo molto chiaro il diritto di Fabio ad essere aiutato a porre fine alle proprie sofferenze, è però incompleto, perché nulla dice sulle modalità di attuazione e sul farmaco da usare affinché la volontà di Fabio possa finalmente essere rispettata. È ora doveroso che il Sistema sanitario delle Marche definisca le modalità del caso nella massima urgenza, senza che sia necessario nuovamente da parte di Fabio procedere per vie legali».
«Fabio ha ottenuto un primo risultato in questa vicenda kafkiana del documento insabbiato per 40 giorni – dice invece Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni -. È da notare come il suo appello sia stato accolto dal silenzio assoluto da parte dei capipartito e dei “protagonisti” del dibattito parlamentare, attualmente impantanato al Senato. Eppure, l’utilità di una legge sarebbe proprio quella di stabilire tempi certi per dare risposte ai malati. Purtroppo il testo approvato alla Camera non fornisce alcuna garanzia nemmeno da questo punto di vista, e sarebbe dunque da discutere urgentemente e da integrare».