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Tempesta di insulti sulla gestazione transgender, Marte Manca: «Serve un cambiamento culturale. Basta essere travolti dall’odio»

Esponente del movimento "Non una di meno transterritoriale Marche", commenta così lo shitstorm che lo ha colpito personalmente sui social per una testimonianza sulla gestazione transgender maschile con utero

Bandiera arcobaleno, gay
Bandiera arcobaleno (Foto di nancydowd da Pixabay)

ANCONA – «Quando ho letto i commenti pesantissimi apparsi sotto l’articolo mi è mancato il fiato». Marte Manca, esponente del movimento “Non una di meno transterritoriale Marche” commenta così lo shitstorm (tempesta di insulti) che lo ha colpito sui social network per una testimonianza rilasciata al quotidiano La Repubblica, nella quale aveva parlato di gestazione transgender maschile con un utero.

Nell’articolo si spiegava che «le persone transgeder non binarie, cioè quelle persone con un’identità che non corrisponde strettamente e completamente al genere maschile o femminile, con un utero possono avere una gravidanza grazie al criocongelamento, o crioconservazione dei gameti che poi vengono rimpiantati».

Un post al quale hanno fatto seguito «più di 400 commenti, una valanga di insulti e violenza verbale pesantissima» racconta Marte, che hanno confermato, se ancora ce ne fosse bisogno, la necessità di una legge per dire no alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo

Una reazione di odio che lo ha lasciato sorpreso. Marte fa notare come il recente dibattito sul disegno di legge Zan, la norma contro l’omotransfobia, misoginia e abilismo, abbia scoperchiato un vaso di Pandora intriso di «odio strisciante, latente, venuto alla luce».

«C’è un ripudio verso le persone che non sono “etero-normate”, che lascia interdetti – spiega -; è un po’ quello che accade alle donne stuprate quando si dice loro che se la sono cercata. È un esempio calzante del processo di rivittimizzazione della persona che ha subito».

Insulti che sono arrivati anche da persone delle Marche. «Le Marche – osserva – si stanno riscoprendo quello che non avrei voluto, molto transfobiche e proprio a ridosso della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Vorrei che ci fosse una cambiamento culturale che vada al di là del singolo individuo e che investa l’intera collettività per superare l’odio e le discriminazioni».
L’auspicio di Marte è quello di una «denuncia sociale» contro lo shitstorming discriminatorio, «vorrei una presa di posizione da parte della società, non sono un giustizialista ma ritengo che dalle Marche debba uscire un messaggio di condanna a questi fenomeni, episodi che non devono accadere».

Ha ricevuto solidarietà? «Sì, sono stato contattato da persone che mi hanno portato la loro solidarietà, soprattutto dai collettivi transfemministi delle Marche, un segnale importante che testimonia il fatto che ci sono gli anticorpi. Non voglio mettere l’accento su me stesso, non vado in cerca di fama o di click, ma non deve più accadere che quando una persona parla venga travolta e succeda il finimondo. Spero che le istituzioni e le associazioni accolgano il mio appello contro le discriminazioni e la transfobia».

Il tema verrà trattato nel corso di un evento online che si terrà il 6 giugno, quando oltre alla discriminazione si parlerà anche di aborto farmacologico con Alice Merlo, la 27enne genovese diventata testimonial della campagna pro-aborto farmacologico (tramite la Ru486, la cosiddetta pillola abortiva) sostenuta dall’UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti.

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