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Test sierologici in parafarmacia, Clini (Fnpi): «Abbiamo struttura e professionalità per farli»

La presidente della Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane chiede alla Regione di coinvolgere le attività nello screening che prenderà avvio nelle farmacie

Daniela Clini, coordinatrice regionale parafarmacie

ANCONA – Partecipare alla campagna dei test sierologici che prenderà avvio nelle farmacie italiane e che è già partita negli scorsi giorni in Emilia Romagna. È quanto chiedono le parafarmacie delle Marche. L’appello arriva da Daniela Clini, coordinatrice regionale della Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane, del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e della Federfardis.

Dopo il via libera dal Ministero della Salute e l’avvio dell’iniziativa nella vicina Emilia Romagna, procede la trattativa nelle Marche tra Regione e farmacisti per arrivare ad una intesa sull’esecuzione dei test sierologici, che cercano gli anticorpi nel sangue, rilevando IgE (immunoglobuline E) e IgM (immunoglobuline M) nelle farmacie. E ora anche le parafarmacie chiedono di aderire. Sono oltre una cinquantina quelle provate presenti nelle Marche e altrettante si trovano nella rete della grande distribuzione.

«Le parafarmacie sono strutture analoghe alle farmacie – spiega Daniela Clini – , vi lavora personale specializzato e siamo tutti farmacisti». La Clini ricorda che durante la prima fase emergenziale sono state considerate attività primarie, tanto da aver svolto lo stesso lavoro delle farmacie. Le attività rivendicano il loro ruolo e si propongono come spazio a supporto degli screening che dovrebbero partire a breve anche nella nostra regione per alleggerire il sistema sanitario sul fronte dell’analisi dei tamponi. Il test sierologico infatti consentendo una risposta in tempi rapidi, in 20 minuti circa, andrebbe ad evitare che i Pronto Soccorso della regione vangano presi d’assalto dalle persone che chiedono un tampone.

«Abbiamo la struttura e le professionalità per farlo – spiega – e siamo in grado di fornire le stesse garanzie di una farmacia, anche se a noi non è concesso di vendere farmaci, una ingiustizia tutta italiana».

La coordinatrice dell’associazione spiega che la rete si era già proposta come cup alla Regione, in epoca di giunta Ceriscioli, «ma la vecchia amministrazione regionale era stata particolarmente sorda, aspettiamo di vedere la nuova Giunta se accoglierà il nostro appello».