ANCONA – Pagati 5 euro all’ora per eseguire sanificazioni e pulizie negli ospedali, nelle scuole, negli uffici pubblici e privati, dovendo “elemosinare” i presìdi di sicurezza e con la paura di infettarsi di covid-19. I lavoratori del settore multiservizi non ci stanno più a svolgere le loro mansioni a queste condizioni. Si sentono considerati «invisibili» e per questo hanno manifestato all’ospedale regionale di Torrette, davanti al vecchio ingresso, per chiedere più rispetto per la loro categoria, il rinnovo del contratto di lavoro atteso da 7 anni e una busta paga più dignitosa.
Lo sciopero a carattere nazionale è stato indetto da Cgil, Cils e UIl ed ha coinvolto nelle Marche 5mila lavoratori del settore, il 70% dei quali sono donne con contratto part-time e retribuzione mensile media che si attesta intorno ai 300-400 euro lordi. Precarietà e bassi salari non sono il giusto contraltare per l’importante compito che svolgono quotidianamente e con turni che si snodano in tutto l’arco della giornata per eseguire pulizie e sanificazioni all’interno di ospedali, case di riposo, Rsa (residenze sanitarie assistenziali), uffici pubblici e privati, oltre che nelle case di cura, dove di fatto si occupano del contenimento della pandemia di covid-19. Un lavoro da cui dipende la salute della comunità, e per il quale rivendicano «rispetto».
«Sono 7 anni che aspettiamo il rinnovo del contratto, è ora di definire questa situazione – spiega Simonetta Giorgetti, una lavoratrice dell’ospedale di Torrette, in servizio nel nosocomio regionale da 17 anni – siamo considerati come “zero”, ma invece siamo una categoria di lavoratori importante e utile. Ci pagano 5 euro all’ora per farci lavorare in ambienti a rischio e per giunta senza darci le protezioni necessarie: le mascherine le dobbiamo elemosinare, non mi sembra giusto».
Le lavoratrici sono «molto esasperate» spiega Raffaella Angalone, segretaria Filcams Cgil Ancona perché «svolgono un lavoro che viene considerato fondamentale ed essenziale, tanto da limitare la loro possibilità di scioperare per garantire la pulizia e la sicurezza degli ospedali, ma che dall’altra parte vengono considerate invisibili nel momento in cui fanno richieste e rivendicazioni rispetto al loro salario e alle garanzia di salute e sicurezza e del mantenimento dei diritti rispetto alla malattia e alla garanzia dell’appalto. Non dimentichiamoci – conclude – che sono lavoratrici in appalto, non dirette dell’ospedale, ma di aziende private e che quindi allo scadere dell’appalto si vedono cambiare azienda con il rischio di perdere salario e diritti».
I lavoratori chiedono «uno stipendio adeguato» spiega la delegata Cgil Loredana Mascarbruni, «perché con le nostre pulizie dobbiamo garantire la salute delle persone». «Veniamo pagati pochissimo e da quando è iniziata la pandemia non ci è stato fatto un sierologico, un accertamento: lo abbiamo chiesto all’ospedale e all’azienda, ma nessuno ci risponde»
«Si tratta di lavoratori che con il covid si ritrovano in prima linea in questo momento – spiega Giorgio Andreani segretario confederale Uil Marche – chi svolge attività di pulizie negli ospedali e negli ambulatori è fondamentale per far funzionare bene il sistema, per questo vanno rispettati».
«Non siamo disponibili a scambiare il rinnovo contrattuale con un peggioramento dei diritti acquisiti, specie di quello della malattia, e chiediamo il mantenimento delle tutele previsto nel cambio di appalto – afferma Marco Paialunga, segretario regionale Fisascat Cisl – . La pandemia ha accentuato il tema della sicurezza e le lavoratrici impiegate nel settore sanitario sono soggette al forte rischio di compromettere la loro salute e quella dei familiari, per ciò chiediamo per il settore un maggior investimento su questo fronte».