ANCONA – Si è svolta da remoto l’udienza del processo ai sei componenti della “banda dello spray” ritenuti fra i presunti responsabili della tragedia avvenuta tra il 7 e l’8 dicembre 2018 alla Lanterna Azzurra di Corinaldo dove morirono 5 adolescenti e una mamma 39 enne, schiacciati dalla calca nel fuggi fuggi dal locale. In Aula, al Tribunale di Ancona, c’erano solo il Gup Paola Moscaroli, i Pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli e i legali degli imputati mentre gli avvocati delle parti civili (27 in tutto) hanno seguito da remoto, così come gli imputati che hanno potuto seguire l’udienza senza intervenire dal carcere. I difensori degli imputati hanno sollevato una serie di eccezioni preliminari sulla competenza territoriale del rito, dal momento che gran parte delle rapine commesse dalla banda sarebbero state compiute fuori dalle Marche, ma non sono state accolte e il processo continuerà a svolgersi al Tribunale di Ancona. Inoltre hanno contestato la costituzione di parte civile del Comune di Corinaldo, della Magic srl che aveva gestito l’evento, della proprietà del locale Lanterna Azzurra e dell’Associazione Manduca. Parti civili che sono state rigettate dal Gup che invece ha ammesso la costituzione di parte civile dei familiari delle vittime (tutti presenti) e di una sessantina di feriti che quella tragica notte sono stati complessivamente oltre 200, oltre che della Regione Marche. In totale le parte civili ammesse al processo sono circa una settantina. L’udienza è stata rinviata all’11 giugno, quando verranno ascoltati gli imputati al Tribunale di Ancona. Concesso il rito abbreviato.
Secondo l’ipotesi degli inquirenti i ragazzi della banda, tutti della Bassa Modenese, avrebbero spruzzato spray al peperoncino all’interno del locale, affollato nell’attesa del concerto del trapper Sfera Ebbasta, provocando quelle difficoltà respiratorie che avrebbero generato il panico e la fuga dal locale.
L’obiettivo della banda era quello di mettere a segno furti con strappo di preziosi: un ambito criminale nel quale, stando agli inquirenti il gruppetto sarebbe stato specializzato. A capo della banda di giovani, sempre secondo gli investigatori, ci sarebbe Ugo Di Puorto, ritenuto il boss del gruppo composto anche da Raffaele Mormone, Andrea Cavallari, Moez Akari, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah. All’udienza, la prima dall’emergenza coronavirus (quella del 16 aprile scorso era stata posticipata) gli imputati non sono presenti perché in carcere.
«Inizia in un clima surreale il processo sulla tragedia che ha colpito una intera comunità – commenta il legale di parte civile Corrado Canafoglia -. Un clima surreale determinato dall’emergenza coronavirus, tra le mille difficoltà legate all’udienza da remoto».
La banda è accusata di omicidio preterintenzionale, associazione a delinquere finalizzata a furti e rapine, lesioni personali anche gravi e singoli episodi di furti e rapine commessi in diversi locali notturni .