ANCONA – Con il 17,7% le Marche hanno il primato nazionale per il ricorso ai contratti di lavoro intermittenti, mentre la media nazionale si ferma all’8,9%. Il dato è emerso da una indagine condotta dall’Ires Cgil di Macerata su un campione di 50 imprese sentite nel periodo marzo – maggio 2023.
Un gruppo di circa 5-6 giovani in cerca di occupazione ha risposto ad alcuni annunci di lavoro nella zona del maceratese (il 75%), dell’anconetano e del fermano, relativi a ristoranti, bar, gelaterie, pizzerie e stabilimenti balneari. Una parte dei dati è stata anche raccolta sulla base delle testimonianze di persone che si sono recate al sindacato per una vertenza di lavoro.
Gli annunci di lavoro erano relativi a baristi, personale di sala, camerieri e aiuto cuochi. Il quadro che ne emerge è in chiaroscuro: secondo la ricerca «solo un imprenditore su 50 ha detto che avrebbe applicato la paga prevista dal contratto collettivo nazionale nell’assunzione del dipendente, ovvero una stima di 10 euro lordi l’ora (tra paga oraria più tutti gli istituti accessori del contratto nazionale come 13esima,14esima, Tfr, ecc), altri hanno proposto una paga oraria compresa tra 7e 10 euro, altri che risposto che non erano intenzionati ad affrontare l’argomento paga al telefono – spiega Daniele Principi, segretario generale Cgil Macerata – . Circa la metà degli imprenditori intervistati hanno chiesto ai ragazzi una disponibilità di sette giorni su sette, in violazione della normativa che prevede riposi settimanali».
Tra i nodi riscontrati, che disincentivano sempre di più i giovani a lavorare nel turismo e nella ristorazione, gli stipendi bassi e una disponibilità eccessiva, denuncia l’Ires Cgil. Nel 2021 la retribuzione media lorda di questi lavoratori si attestata poco sopra i 6.200 euro annui, «con questa cifra non si vive» dice. La ricerca, aggiunge Principi, dimostra che «sindacati e datori lavoro devono agire per rendere più attrattivo economicamente e sul fronte dei diritti queste tipologie di lavoro per i ragazzi, a partire dal rinnovo del contratto nazionale scaduto».
Un quadro, quello merso nel maceratese, che secondo il segretario generale Cgil Marche Giuseppe Santarelli, non è limitato a quella provincia, ma «rispecchia quanto accade anche nel resto del territorio. I giovani non accettano queste offerte di lavoro perché nella maggior parte dei casi non sono ben definite e nascondono spessp lavoro grigio e irregolare».