ANCONA – «È uno scenario che ci porta ad essere molto preoccupati, perché il nostro è un sistema che ha subito tutte le crisi nazionali alle quali se n’è aggiunta una, il sisma del 2016, che da noi ha avuto un impatto molto forte, e che vive un sistema fragile dal punto di vista infrastrutturale e che ha vissuto la scomparsa del più grande istituto di credito del territorio, Banca Marche». Ha espresso preoccupazione per l’attuale congiuntura economica il governatore Francesco Acquaroli, parlando a “L’Economia d’Italia. Industria, Filiere e capitali per la ripartenza – il sistema Marche”, l’evento organizzato dal Corriere della Sera nella sede di Confindustria Marche ad Ancona al quale ha preso parte anche il presidente degli industriali dorici, Pierluigi Bocchini.
La pandemia, i rincari energetici e di materie prime, il conflitto Russia-Ucraina con il blocco dell’export, rischiano di mettere in crisi diversi settori produttivi in una fase che doveva segnare la ripresa economica nel post Covid. «Riuscire a tenere questo grado di competitività, nonostante tutti i fattori avversi degli ultimi 15 anni, significa avere una classe imprenditoriale e dei settori di un sistema produttivo molto resistente e anche molto preparato ad affrontare le crisi» ha detto, evidenziando che «fra tutti i fattori negativi, l’ultimo, quello della crisi ucraino-russa è sicuramente un elemento molto influente nella nostra economia, soprattutto sul calzaturiero, ma non solo sul calzaturiero».
Guerra Russia-Ucraina, Acquaroli: «Una crisi nella crisi»
Acquaroli ha rimarcato che la crisi non riguarda solo il prodotto «è anche il momento storico, perché la crisi è venuta proprio in quella fase dove già le imprese avevano lavorato i prodotti e le ordinazioni, ma non potevano consegnarle: avevano investito e hanno subito i costi delle materie prime, della manodopera e dell’energia, che già erano aumentati però non hanno potuto riscuotere quello che già avevano fatto, quindi è una crisi nella crisi».
Una situazione congiunturale per la quale ha auspicato un intervento del governo centrale, ma anche dell’Europa.
«Ci aspettiamo dal governo – ha detto -, che insieme alle sanzioni, che sono utili da una parte, dall’altra ci siano delle azioni di supporto alle nostre imprese e alla nostra economia, perché la nostra economia non può sopportare da sola questa ennesima fase di difficoltà. Dobbiamo essere vicini non solo agli imprenditori, che lo meritano, ma a intere filiere che rappresentano la ricchezza e che sono la forza della nostra occupazione, che rappresentano il futuro del nostro territorio, perché se venisse penalizzato ulteriormente noi perderemmo competitività e, tra il sisma e lo spopolamento che viviamo, diventa un problema veramente molto rilevante».
Secondo il presidente della Regione Marche la programmazione europea e il Pnrr, piano nazionale di ripresa e resilienza, «sono strumenti importanti, ma in questo momento non sono gli strumenti che desideriamo vedere come risolutivi, perché sono strumenti di programmazione e di emergenza per il Covid», l’Europa «deve aprire un provvedimento a supporto di chi maggiormente subisce le sanzioni».
Con la crisi ucraina, l’impegno della Regione è quello di aprire nuovi mercati alle imprese. «Siamo alla ricerca di mercati alternativi e di potenziare le fette che perderemo da Ucraina e Russia – ha rassicurato -, ma non sono mercati che si sostituiscono improvvisamente. Il costo dell’energia è un altro elemento che ha sicuramente un impatto molto importante perché va a crescere il costo del prodotto finito e a togliere competitività al nostro sistema di produzione, che si aggiunge alla riduzione e alla ristrettezza dei mercati e quindi all’incapacità di avere fette di mercato di cui potevamo godere fino a poco tempo fa».
Poi c’è il tema dell’incertezza legata al quadro di instabilità geopolitica attuale, una cornice fosca nella quale il consumatore «tende a consumare meno, a risparmiare e ad avere un atteggiamento più prudente, atteggiamento che ha dei riflessi». L’inflazione invece secondo il presidente delle Marche porterà «a un aumento del costo del lavoro e della produzione» con ulteriori risvolti negativi. «Non vogliamo vedere nero – ha detto -, ma davanti a questa fase così complicata occorrono le riforme, la visione e gli strumenti di natura economica e finanziari, perché altrimenti le nostre imprese rischiano veramente un isolamento che pagherebbero carissimo».
Al netto della crisi, a far vedere il bicchiere mezzo pieno alle Marche è il turismo che per Acquaroli rappresenta «una opportunità». In tal senso ha ricordato che «il turismo di prossimità è cresciuto» con la pandemia e che le Marche devono puntare a destagionalizzare. Fondamentali, per una regione che vuole fare dell’attrattività turistica il suo volano economico, le infrastrutture per «la raggiungibilità della meta», e sollecitato su una scala di priorità ha posto in testa aeroporto e linea ad alta velocità.. «La competitività del turismo – ha concluso – significa la competitività di altre filiere che possono essere sicuramente importanti per l’occupazione: l’artigianato, la manifattura stessa, perché abbiamo la fortuna di avere tantissimi brand nel mondo della moda e del fashion e sull’enogastronomia e anche l’agricoltura».
Bper Banca: «Marche siano fulcro di tutta la dorsale adriatica»
Stefano Rossetti, vice direttore generale Vicario Bper Banca ha parlato del ruolo delle banche nell’attuale quadro congiunturale: «Credo che il sistema bancario nella pandemia sia stato parte della soluzione e non oggetto del problema» grazie anche alla valenza delle garanzie pubbliche che hanno consentito prima le moratorie e poi l’erogazione di oltre 250miliardi circa su tutto il sistema industriale.
«Anche oggi – ha aggiunto – il sistema bancario si metterà al servizio del sistema e del paese: reclamiamo con forza da parte del mondo politico e anche delle autorità» una «minore severità di applicazione di alcune regole che non favoriscono l’applicazione di misure di concessione e costringe a segnalare a credito dubbio parte di aziende che in realtà hanno solo bisogno di più tempo per attuare i propri programmi e procrastinare determinate scadenze».
Rossetti si è poi riallacciato al riferimento di Acquaroli relativo a Banca delle Marche, ex banca del territorio regionale, spiegando che Bper «raccoglie questa eredità» e che sono più di 100 le banche che vi sono confluite. «Una delle caratteristiche della nuova direzione che abbiamo nelle Marche è di avere gente che è stata su questo territorio da tempo notevole» e di avere «buone relazioni con i corpi intermedi».
Rossetti ha infatti sottolineato che la sede direzionale dell’istituto di credito, è stata spostata dall’Abruzzo (Lanciano) nelle Marche ad Ancona, dove è stata costituita la direzione territoriale Centro Est (Marche, Abruzzo e Molise), perché «crediamo che le Marche siano il fulcro di tutta la dorsale adriatica». Bper che nelle Marche è la seconda banca, qui conta 120 filiali, un centro provate e due centri imprese, oltre a quasi 1.000 dipendenti.