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Vendemmia anticipata di due settimane per il caldo. Qualità buona nel 2024, la siccità condiziona la quantità

Si stanno già cominciando a raccogliere i primi grappoli di uve di chardonnay, poi tra fine agosto e primi di settembre sarà la volta degli altri vigneti. Il punto con l'Istituto Marchigiano Tutela Vino e con Coldiretti

ANCONA – In anticipo sulla tabella di marcia, nelle Marche si stanno già raccogliendo i primi grappoli di uve dai vitigni di chardonnay. Il caldo fa partire la vendemmia ben due settimane prima rispetto alle passate stagioni, un avvio così precoce non si era mai registrato. Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano Tutela Vino (IMT), parla di una stagione «partita bene» ma poi condizionata dal punto di vista quantitativo dalla siccità.

«Stiamo osservando che i vigneti più vecchi resistono meglio alla siccità rispetto a quelli impiantati da poco – spiega – perché le loro radici hanno raggiunto profondità maggiori». Mazzoni spiega che il fenomeno delle notti tropicali non ha aiutato: le temperature notturne che si sono mantenute abbondantemente sopra i 20 gradi, arrivando anche a toccare i 27 gradi in alcune località, e i vigneti hanno sofferto la mancanza di un’escursione termica di almeno 10 gradi tra la notte e il giorno. «La vite – prosegue – se non trova acqua nel terreno si nutre del succo dell’acino».

Certamente rispetto all’annata 2023 quest’anno si prospetta una buona stagione. «L’uva è bella e sana – dice Mazzoni – senza malattia fungina come l’anno scorso», quando la peronospora aveva creato grandi danni al settore vitivinicolo. Discorso diverso invece per quanto riguarda la quantità che si manterrà «nella media del quinquennio, non recupereremo con molta probabilità le perdite dell’anno scorso – spiega il direttore dell’Imt -, per questo dobbiamo pensare ai viticoltori che vengono da un 2023 disastroso a cui si somma la siccità del 2024». L’appello di Mazzoni è quello ai ristori che possano aiutare i viticoltori a bilanciare i maggiori costi sostenuti e non coperti dalla quantità di uva prodotta nelle ultime due annate.

A tirare un punto sulla stagione è anche Tommaso Di Sante, presidente provinciale Coldiretti Pesaro Urbino, membro della Consulta nazionale vitivinicola e rappresentante del settore Agricoltura nella giunta di Camera di Commercio delle Marche. Di Sante evidenzia la necessità di affrontare il tema siccità con interventi strutturali che possano aiutare a trattenere l’acqua piovana, come «piccoli e grandi invasi, ma anche laghetti». Il cambiamento climatico si sta manifestando nelle sue diverse sfaccettature che vanno dall’eccesso di pioggia alla siccità, per questo bisogna puntare a interventi strutturali e non a soluzioni tampone.

L’altro tema, posto sul piatto della bilancia da Coldiretti, è quello delle formule assicurative che dovrebbero essere «più agili e con contributi maggiori per permettere di bilanciare il rischio d’impresa». «L’anno scorso è stato orribile – conclude Di Sante – invece quest’anno se va avanti così potremo avere un buon prodotto e una bellissima annata in termini di qualità».