ANCONA – Rimuovere dal suo incarico il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Marco Ugo Filisetti per «ripristinare una condizione di normalità nella guida del sistema scolastico delle Marche». A chiederlo, in una lettera inviata al ministro dell’Istruzione Biachi, sono i parlamentari marchigiani del Pd Alessia Morani, Mario Morgoni e Francesco Verducci.
Nella missiva i tre parlamentari dem stigmatizzano il messaggio inviato dal direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Marco Ugo Filisetti agli studenti marchigiani in occasione del 25 aprile, data in cui si celebra la Festa della Liberazione.
A finire sotto la lente di ingrandimento degli esponenti politici, è il passaggio in cui Filisetti parla di «una Italia che si è fronteggiata per le rispettive ragioni, per i rispettivi sogni di cui era carica». Il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale era già stato al centro della bufera che si era sollevata in seguito alla lettera agli studenti inviata per il 4 novembre, nella quale aveva citato le parole di Giovanni Gentile, filoso, pedagogista, ministro dell’Istruzione ed esponente di spicco del Fascismo Italiano, suscitando numerose reazioni.
Morani, Morgoni e Verducci entrano a gamba tesa nella vicenda e nella lettera inviata al ministro evidenziano «i comportamenti gravi e inadeguati al ruolo, che il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche, Marco Ugo Filisetti, sta tenendo nell’esercizio delle sue funzioni».
«Facendo un cattivo uso della sua posizione pubblica di guida e punto di riferimento del mondo della scuola – scrivono nella missiva indirizzata al ministro -, Filisetti si è contraddistinto in prese di posizione intrise di retorica nazionalistica, inneggianti alla “bella morte” e al valore quasi catartico della guerra e da ultimo con aperte omissioni e distorsioni di eventi fondanti la convivenza democratica del nostro Paese».
I parlamentari del Pd sottolineano che i messaggi indirizzati agli studenti marchigiani sono «di stampo propagandistico, revisionista, con inaccettabili falsificazioni della verità storica, offensive delle istituzioni democratiche dello Stato per le quali in primo luogo un funzionario pubblico è tenuto a mostrare rispetto».
Tra «retorica militarista e di esaltazione della morte in guerra da additare ad esempio ai giovani» nell’ambito di «un manifesto nazionalista che esaltava stati d’animo e atteggiamenti bellicosi e aggressivi proprio nel momento in cui nel nostro Paese si stavano manifestando in misura inquietante episodi di intolleranza e violenza di marca razzista e neofascista», secondo gli esponenti dem ce n’è abbastanza per destinare il direttore ad altro incarico.
«A seguito della sconsiderata lettera del 25 aprile – scrivono al ministro -, docenti, studenti e personale ATA delle Marche si sono mobilitati sottoscrivendo una petizione con oltre 2.000 firme». Ma oltre alla questione specifica, i dem mettono sul piatto della bilancia la vicenda dell'”Istituto Enrico Medi” di Porto Recanati, che essendo vicino all’Hotel House, conta una percentuale di cittadini stranieri che sfiora il 20% e molto di più tra i bambini in età scolare.
«In molte classi c’è un’incidenza di bambini non italofoni superiore al 50% – si legge nella lettera dei dem – . L’istituto ha tentato in ogni modo di dare soluzione a tale problema con l’adozione del “tempo misto”, che avrebbe consentito di distribuire più equamente gli alunni nelle classi per permettere un proficuo svolgimento dell’attività didattica», ma, fanno notare, Filisetti «si è pervicacemente e sistematicamente opposto senza valide motivazioni e senza affacciare possibili alternative, dimostrando non solo insensibilità verso le criticità sopra menzionate, ma respingendo con veemenza, le soluzioni che il Collegio Docenti e il Consiglio d’Istituto avevano proposto e deliberato, facendo tesoro dalle esperienze di altre scuole d’Italia».
Mario Morgoni fa notare che l’atteggiamento di Filisetti «stona» con quello che dovrebbe avere «una figura che presiede all’organizzazione scolastica e alla funzione educativa delle giovani generazioni».
Inoltre rimarca il fatto che il Paese «ha ottenuto la democrazia con passaggi molto complicati e dolorosi, per questo non è più possibile che proprio nel mondo educativo si introducano elementi distorsivi della realtà e della memoria storica di quanto accaduto».