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Marche, via libera al sottosegretario alla presidenza della Giunta regionale. Ciccioli: «Figura importante». Critico il Pd: «Spreco di denaro»

La nuova figura, che potrà essere scelta anche al di fuori dei componenti del Consiglio regionale, dovrà coadiuvare il presidente nello svolgimento dei compiti contemplati dal mandato. Via libera anche alla mozione che chiede di revocare l'onorificienza a Tito

La seduta del Consiglio regionale

ANCONA – Disco verde in Consiglio regionale alla modifica statutaria per introdurre la possibilità nelle Marche, come avviene anche in altre Regioni, di nominare un sottosegretario alla presidenza della Giunta regionale. Il via libera a maggioranza nella seduta di ieri.

La nuova figura, che potrà essere scelta anche al di fuori dei componenti del Consiglio regionale (in caso di nomina tra i consiglieri non avrà compenso aggiuntivo), dovrà coadiuvare il presidente nello svolgimento dei compiti contemplati dal mandato: tra le sue attività, la partecipazione, senza diritto di voto, alle sedute dell’esecutivo, seguire su incarico del presidente questioni specifiche anche attraverso la presenza a incontri e tavoli istituzionali, e rispondere su delega alle interrogazioni durante le sedute consiliari. L’atto aveva già ottenuto un primo parere positivo lo scorso 6 dicembre, ma ieri è stata approvata a maggioranza la proposta di legge per la modifica statutaria.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli

«Attraverso questa modifica allo Statuto della Regione Marche si introduce anche nelle Marche una importante figura per poter supportare, concretamente, l’attività del Presidente e del Governo regionale» commenta il capogruppo di Fratelli d’Italia e relatore di maggioranza Carlo Ciccioli. Il sottosegretario alla presidenza della Giunta regionale, «già presente in alcuni statuti regionali (Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Molise e, più di recente, Toscana) – rimarca Ciccioli -, rappresenta un ideale completamento dello staff del presidente, consentendo a quest’ultimo di poter essere coadiuvato nello svolgimento dei compiti inerenti al suo mandato».

Secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia «la riduzione del numero degli assessori da 8 a 6, ha determinato una concentrazione di deleghe con l’assegnazione agli attuali assessori di un numero pari a 11 o 12 competenze che, di fatto, complica oggettivamente l’essere sempre puntuali nel seguire tutti gli ambiti, è assolutamente necessaria. La presenza di un Sottosegretario, infatti, va a supplire questa situazione». «Sono certo – ha aggiunto – che non sfuggirà a nessuno l’importanza di questa modifica allo Statuto che contribuirà in modo determinante a rendere maggiormente efficiente e funzionante l’esecutivo della Regione Marche».

Il consigliere regionale del Pd Fabrizio Cesetti

Voto contrario è stato espresso dal Pd che ha rimarcato la sua contrarietà all’iniziativa, sottolineando per voce del consigliere regionale Fabrizio Cesetti, relatore di minoranza, la possibilità di soddisfare alle esigenze di supporto con la nomina di consiglieri regionali delegati. Bocciatura anche dal Movimento 5 Stelle con la consigliera regionale Marta Ruggeri che si è detta contraria a un sottosegretario estraneo al Consiglio, e che ha ricordato la bocciatura, avvenuta in precedenza, di emendamenti per escludere la possibilità per il sottosegretario di rispondere alle interrogazioni.

Per il gruppo assembleare del Pd «il centrodestra marchigiano continua a sprecare fiumi di denaro pubblico nella creazione di ruoli e incarichi, tra l’altro particolarmente remunerativi, con il solo scopo di gratificare la pletora di candidati che alle scorse elezioni regionali non sono riusciti a essere eletti in consiglio». «La modifica apportata – proseguono i dem – prevede che il sottosegretario possa essere scelto anche al di fuori dei componenti del Consiglio regionale con attribuzione di relativa indennità e collaboratori. Una scelta profondamente sbagliata che, aggirando la legislazione nazionale in materia di riduzione del numero degli assessori regionali e delle relative indennità, si pone in contrasto con le normative vigenti in materia di contenimento della spesa pubblica e con le stesse disposizioni costituzionali».

«Faremo immediato ricorso al governo affinché impugni il provvedimento e confidiamo anche che la Corte dei Conti ponga d’ufficio il tema della sua dubbia legittimità costituzionale nel giudizio di parificazione dei rendiconti regionali – annunciano i dem -. Molto grave, è il fatto che nell’ambito del dibattito consiliare la maggioranza abbia bocciato un nostro emendamento che prevedeva la nomina del sottosegretario tra i consiglieri regionali. Ciò avrebbe consentito un significativo risparmio – proseguono – poiché percependo già l’indennità derivante dalla sua carica, qualsiasi consigliere avrebbe svolto la funzione di sottosegretario senza ulteriori aggravi di spesa. Scegliendo invece una figura fuori dall’Assemblea, la Giunta regionale sarà obbligata a stanziare in bilancio le risorse necessarie a coprire sia il compenso per il sottosegretario, – concludono – sia per gli stipendi del personale che saranno posti a servizio nei suoi uffici di diretta collaborazione».

Nel corso della seduta ha avuto il via libera anche una mozione, approvata a maggioranza, che impegna la giunta ad attivarsi nei confronti di Governo e Parlamento per revocare l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica a Josip Broz, detto Tito. Obbiettivo dell’iniziativa, avviare la procedura per la revoca dell’onorificenze dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana al maresciallo Tito, poiché «indegno per i crimini perpetrati contro le popolazioni italiane in Istria, Venezia Giulia e Dalmazia».

L’atto d’indirizzo, presentato a iniziativa del consigliere regionale Giacomo Rossi dei Civici Marche (primo firmatario) e dei colleghi Jessica Marcozzi (FI), Renzo Marinelli (Lega), Andrea Putzu e Pierpaolo Borroni (Fdi), ha suscitato polemiche. Il consigliere regionale del Pd Romano Carancini ha attaccato per «modo sbagliato di affrontare il tema dell’onorificenza e di scambiarla dentro un dibattito politico». «Il giudizio politico e storico su Tito lo dà la storia – ha aggiunto il dem -, non l’onorificenza e atti strumentali che tendono a dividere su una vicenda, a esacerbare le discussioni e riaprire divisioni buoni e cattivi di 50-60 anni fa, su tema che non dovrebbe dividere, su ciò che è accaduto in Istria e Dalmazia nel dopoguerra».

Carancini ha sottolineato che «il giorno del Ricordo fu atto di grande civiltà per riguardare la coscienza di momenti che mai più vorremmo accadessero. Una vicenda e un Giorno che la rappresenta, sono un passaggio fondamentale per la coscienza del Paese. Altro è la mozione che modifica la legge per assegnare le onorificenze».

Il consigliere regionale dei Civici Giacomo Rossi dal canto suo ha spiegato di essere stato «interessato direttamente da cittadini marchigiani figli di esuli istriani» per questo «ho voluto presentare questa mozione». Il civico ha ringraziato la maggioranza per il voto favorevole «con l’obiettivo di cancellare una pagina vergognosa di questa Repubblica, quando le istituzioni italiane si girarono dall’altra parte rispetto al dramma delle foibe e dell’esodo, insignendo del maggior riconoscimento che lo Stato possa concedere proprio colui che mandò a morire migliaia di nostri connazionali».

«È giunto il momento di eliminare l’assurdità per la quale la Repubblica italiana, da un lato, riconosce il dramma delle foibe e celebra la memoria delle sue vittime e, dall’altro, annovera tra i più illustri insigniti proprio colui che ordinò la pulizia etnica degli italiani in Istria e nell’Adriatico orientale. Spero vivamente che ora il Parlamento raccolga il testimone del Consiglio Regionale delle Marche – ha concluso – e, quanto prima, faccia la sua parte per onorare le vittime dell’odio titino andando a discutere il progetto di legge da poco presentato da FdI per la revoca dell’onorificenza a Tito, forte del sostegno delle Marche e delle altre Regioni che hanno approvato mozioni simili».