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Via al Vinitaly, i produttori guardano oltre dazi e norme Ue. Di Sante: «Siamo positivi»

Le Marche si presentano all'importante appuntamento, giunto alla 57esima edizione, con 82 aziende

Tommaso Di Sante, Coldiretti

ANCONA – «I vini marchigiani e italiani sono un prodotto distintivo, unico ed eccezionale per qualità, per questo non temiamo questa fase complicata: restiamo positivi, la supereremo». Le parole di Tommaso Di Sante, presidente provinciale Coldiretti Pesaro Urbino, membro della Consulta nazionale vitivinicola e rappresentante del settore Agricoltura nella giunta di Camera di Commercio delle Marche, testimoniano la volontà dei produttori vitivinicoli marchigiani di guardare oltre alle sfide che si trova ad affrontare il settore: dai dazi alle norme Ue.

Un mood (atteggiamento) positivo che contraddistingue i produttori all’apertura della 57esima edizione del Vinitaly che si tiene a Verona dal 6 al 9 aprile. Uno degli appuntamenti più importanti per il vino italiano. Le Marche si presentano con 82 aziende. «Il Vinitaly è sempre un importante momento di confronto con buyer e collaboratori- dice Di Sante – per scambi di idee e per intercettare nuovi clienti. Quest’anno però siamo in fibrillazione: il. vino sta scontando gli effetti negativi della comunicazione legata al nuovo codice della strada, dove nonostante i limiti siano rimasti gli stessi, l’inasprimento delle sanzioni penalizza il consumo di vino. Poi ci sono i dazi e il problema dell’etichettatura con l’Ue che vorrebbe imporre sulle etichette del vino la dicitura nuoce gravemente alla salute».

Secondo Di Sante «l’Unione Europea con l’etichettatura crea ulteriore allarmismo nei confronti del vino, passa una comunicazione errata, perché come dimostrato da numerose ricerche scientifiche il vino alle giuste dosi ha numerosi benefici per la salute, è l’eccesso che può far male – spiega – per questo lunedì 7 aprile, al Vinitaly, incontreremo il Commissario europeo alla Salute, Olivér Várhelyi, per portare all’attenzione l’importanza di evitare l’introduzione di etichette allarmistiche e fuorvianti per i consumatori».

Poi il nodo dazi Usa, «una spada di Damocle – spiega Di Sante – che va affrontata in maniera corretta, trovando nuovi mercati di riferimento. L’agroalimentare italiano è un prodotto di nicchia per il mercato degli Stati Uniti, non è giusto che altri Paesi abbiano dazi dimezzati rispetto a quelli italiani». Il fatturato del vino italiano, ricorda Coldiretti, ammonta a 14,5 miliardi di euro, con 241mila imprese viticole e 1,3 milioni di persone impegnate direttamente nei campi, nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche nelle attività collegate. Il vino rappresenta la prima voce dell’export tricolore e nel 2024 ha superato il valore record di 8,1 miliardi di euro, in aumento del 6% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Il mercato statunitense rappresenta un punto di riferimento importante per l’export del vino marchigiano: nel 2023 ha toccato il valore di 12,3 milioni. Da qui l’importanza di trovare nuovi mercati di riferimento. La sfida è rappresentata da Asia e Russia, ma le tensioni geopolitiche internazionali complicano la situazione. «Il mercato arabo va affrontato -conclude – e possiamo intercettare anche la Cina che sta crescendo molto negli ultimi anni per quanto riguarda la consapevolezza sul consumo di vino».

Riccardo Baldi, titolare dell’azienda agricola La Staffa

E sul tema dazi interviene dal Vinitaly anche un altro produttore: Riccardo Baldi. In un contesto complicato come quello attuale «ritorniamo alle basi – dice – a fare bene il nostro lavoro, a continuare a produrre vini di alta qualità, sperando in una situazione che possa migliorare in futuro. Il Vinitaly si prospetta comunque con un buon movimento, perché nessuno degli importatori americani e importatori asiatici ha annullato il viaggio. Sicuramente il clima sarà un po’ più malinconico e dimesso, con meno guizzi e voglia di creare collaborazioni e lanciarsi in progetti avventurosi, ma d’altra parte le persone del vino si incontreranno, berranno insieme e assaggeranno insieme le nuove annate e sicuramente si potranno gettare le basi per nuove collaborazioni, che probabilmente partiranno un po’ più lentamente, ma sicuramente partiranno».

Secondo Baldi «occorre lavorare al massimo con la consapevolezza che è un momento difficile, ma allo stesso tempo con la volontà di fare bene. Nelle Marche . prosegue – abbiamo dei prodotti di grandissima qualità, un territorio che è ancora sconosciuto e ha tantissime carte da giocarsi nel commercio mondiale. Sono molto positivo perché so che quello che noi facciamo a livello di regione e di territorio è veramente encomiabile: non abbiamo paura di andare nei mercati» conclude.