ANCONA – «Diffondere a tutti i livelli la cultura della legalità» è «il modo migliore per coltivare ed onorare la memoria delle vittime di mafia». Lo afferma il procuratore generale di Ancona Roberto Rossi nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che ricorre oggi 21 marzo.
«È importantissimo» mantenere viva questa memoria, spiega «per onorarla ognuno di noi dovrebbe, nei limiti del possibile, raccogliere il testimone» dalle vittime «per promuovere e diffondere la cultura della legalità, perché le associazioni criminali, come quelle mafiose, si ‘nutrono’ di illegalità».
Rivolgendosi alle giovani generazioni, l’invito del procuratore è quello a «non cercare scorciatoie per raggiungere il successo personale e la ricchezza: l’affermazione di sé – dice – avviene solo attraverso il sacrificio personale e nella legalità, altre strade non devono essere percorse».
L’educazione alla legalità, prosegue, «deve coinvolgere tante istituzioni diverse». Per Rossi «non basta la sola lezione fatta a scuola – spiega – bisogna coinvolgere i giovani con esperienze più dirette». Per questo la Procura generale di Ancona sta lavorando a progetti rivolti proprio alle giovani generazioni, così da «avvicinarle ai temi della legalità e della giustizia, con la possibilità di assistere ai processi in modo che possano comprendere le conseguenze di certe azioni».
«I giovani dovrebbero vedere chi ha patito a causa della mafia – spiega – per comprendere quanti danni e disastri hanno causato queste organizzazioni criminali». Nelle Marche «il rischio di infiltrazioni mafiose richiede una grandissima attenzione da parte delle forze dell’ordine e della magistratura» anche in vista delle ingenti risorse legate alla ricostruzione post sisma 2016 e ai fondi del Pnrr.
«Quando ci sono ingenti risorse – osserva – la tentazione di appropriarsene da parte delle organizzazioni mafiose è sempre fortissima, per questo serve una vigilanza totale e assoluta: solo l’attenzione può frenare e impedire l’infiltrazione mafiosa sul territorio prima che questa si realizzi». Secondo il procuratore serve un’azione preventiva perché estirpare un’organizzazione criminale quando si è già infiltrata è molto più complesso.