ANCONA – Spaccio di cocaina, maltrattamenti in famiglia e istigazione al suicidio della povera Andreea. Le accuse per Simone Gresti – 46enne di Moie, ex fidanzato di Andreea Rabciuc, la ragazza romena di 26 anni scomparsa per 22 mesi i cui resti sono stati rinvenuti il 20 gennaio 2024 in un casolare abbandonato sulla Montecarottese – sono state riunite in un unico processo che prenderà il via il 20 maggio con rito abbreviato.
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Ieri mattina, 6 febbraio, Gresti, accompagnato dai suoi avvocati difensori Gianni Marasca ed Emanuele Giuliani, si è recato al Tribunale di Ancona per l’udienza relativa alle accuse di spaccio di cocaina: gli vengono contestate cessioni in Vallesina tra il 2022 e il 2024, mentre ovunque si cercava la povera Andreea. La richiesta dei difensori, di poter riunire il fascicolo per spaccio a quello principale legato alla morte di Andreea e procedere dunque con un processo unico, è stata accolta dal gup Alberto Pallucchini.
Secondo quanto contestato dalla pm Irene Bilotta (che ha chiesto il rinvio a giudizio per Gresti per maltrattamenti in famiglia e istigazione al suicidio), l’uomo avrebbe approfittato della fragilità psicologica della 26enne, resa tale anche dal consumo di stupefacenti, per manipolarla, controllarla, vessarla e renderla succube.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Gresti avrebbe avuto il controllo dei dispositivi e dei social di Andreea, ne conosceva le password e visionava regolarmente e in modo ossessivo quello che lei postava. L’avrebbe anche costretta a scrivere su dei diari frasi che la denigravano, accusandola addirittura di prostituirsi per avere droga. Ricorrenti le frasi del tipo «ammazzati, va» che avrebbero spinto la ragazza in uno stato depressivo sempre più profondo. E se l’uomo ha sempre respinto ogni accusa, dicendo che alla fidanzata era legato e che le voleva bene, secondo la Procura l’apice dei maltrattamenti vissuti da Andreea (che conviveva con Gresti a casa dei genitori di lui) sarebbe arrivato proprio la notte del 12 marzo del 2022, durante il party nella roulotte sulla Montecarottese: l’ultima notte di vita della giovane.
In base alla ricostruzione fatta dalla pubblica accusa, Gresti avrebbe negato una dose di cocaina ad Andreea, sottraendole poi il cellulare, tenendola ferma e chiudendola per circa mezz’ora dentro alla roulotte. Lei era però riuscita a scappare, raggiungendo quel casolare diroccato sulla Montecarottese, a 700 metri dalla roulotte dove è stata rinvenuta impiccata dopo 22 mesi. Ma prima di togliersi la vita, la ragazza ha scritto con un pennarello una frase su una trave di legno – poi refertata dai Carabinieri – una frase emblematica che oggi suona come un macabro testamento della vittima: «A Simone vorrò sempre bene. Se mi lasciava il cellulare avrei chiamato mamma». Il 20 maggio, Gresti andrà a processo.
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