ANCONA – Un documento per Ancona e per il futuro sviluppo della città, che per l’Ordine degli architetti che stamattina 10 maggio lo ha presentato ai candidati sindaco alle imminenti elezioni del 14 e 15 maggio, rappresenta un contributo fondamentale per le scelte della prossima amministrazione comunale. «Un progetto di architettura di qualità si deve confrontare con l’identità dei luoghi, con la sua storia e le tradizioni culturali, in continuità o in rapporto dialettico, ma comunque non ne può prescindere, dovendo tenere in considerazione le relazioni che legano l’area o l’edificio al contesto urbano, paesaggistico, ed altro. Ci aspettiamo però un’unità di coordinamento affinché gli strumenti veramente efficaci possano essere messi in atto nel processo di ammodernamento dal punto di vista urbanistico e amministrativo. L’impulso che la politica può dare alla società è fondamentale – scrive l’Ordine degli architetti della provincia di Ancona –. Gli architetti chiedono di essere coinvolti nel processo partecipato di sviluppo della città di Ancona, attraverso tavoli tecnici all’interno dell’amministrazione. Si mettono a completa disposizione e a servizio della nuova futura amministrazione con l’auspicio di una fattiva collaborazione, ribadendo la propria disponibilità al confronto. Il nostro obiettivo comune è riusare e rilanciare la città e l’architettura esistente, favorirne il recupero responsabile, scelta che va nella direzione della sostenibilità dello sviluppo, della conservazione del patrimonio storico e dell’identità del tessuto urbano, della limitazione del consumo di suolo e dell’efficacia della spesa, pubblica e privata. Saremo a disposizione con le nostre competenze tecniche per chiunque verrà eletto».
E ancora: «La visione dell’Ancona di domani deve essere per noi declinata attraverso i temi fondamentali di ogni agenda urbana come la riqualificazione del costruito urbano, la valorizzazione degli spazi urbani privi di reale vita cittadina e la conservazione delle peculiarità del tessuto storico. Occorre fondare un confronto sul valore identitario che a più livelli Ancona è chiamata a rispondere, valutando il presente ed interpretando il passato, per riuscire a prevedere le future necessità». Con queste premesse e questi concetti su cui promuovere il confronto per il capoluogo, l’Ordine degli architetti della provincia di Ancona, con a capo il presidente Viviana Caravaggi Vivian, stamattina nella sede dell’Ordine in via Matas ha presentato il documento ai sei candidati sindaco – assente Marco Battino –, presenti anche il vicepresidente dell’ordine degli ingegneri di Ancona Alessia Brecciaroli, il presidente del collegio dei geometri, Diego Sbaffi, e Michela Galassi e Isabella Calducci per l’ordine degli architetti, l’incontro è stato moderato da Fabio Lo Savio.
«Ringrazio i candidati sindaco che hanno accettato l’invito vedendo una possibilità di dialogare con le categorie professionali tecniche che sono una risorsa per Ancona – ha affermato Viviana Caravaggi Vivian –. L’urbanistica e la sua declinazione sul territorio sono la visione e il rispetto del territorio stesso, fonte di benessere per la cittadinanza ma talvolta anche principale causa di disagi. E’ importante strutturare una visione futura per le generazioni che verranno. Ci auguriamo che da questo documento si possa partire per avere una pianificazione strategica di sviluppo della città di Ancona e che Ancona riacquisti il suo ruolo di capoluogo, abbiamo bisogno di fermenti creativi e sostenibilità».
Quindi gli interventi dei cinque candidati sindaco presenti all’iniziativa, intervenuti in ordine alfabetico. «Nel documento – ha dichiarato Roberto Rubegni – ci sono punti comuni con il nostro programma, in cui è ben presente la spinta ecologista, e in cui il principio cardine delle scelte è la sostenibilità ambientale, ma anche il tema dell’inclusione, della rigenerazione urbana. Il verde urbano è indispensabile per equilibrare l’inquinamento e il traffico, è fondamentale intervenire, riforestare, rivalutando il capitale naturale, investendo sulla mobilità sostenibile, lavorando per ricucire il rapporto tra porto, mare e città».
«Sostenibilità, qualità della vita, rigenerazione urbana e partecipazione sono parole chiave – ha spiegato Francesco Rubini –. L’inquinamento è un dato concreto, il Pia ci ha detto che si muore per inalazioni da polveri sottili, bisogna agire con scelte coraggiose, sul porto bisogna assolutamente contrapporsi al progetto non sostenibile del molo grandi navi, progetto che in un’ottica di rigenerazione urbana rischia di compromettere il porto antico e la qualità della vita della città. Condividiamo l’idea di fermare le auto nel centro storico, bisogna invertire il meccanismo, agire nel tempo per fare capire agli anconetani che la logica non è quella di arrivare il più possibile vicino al bar o al negozio, ma di avere una città più vivibile».
«Prendo atto del documento e della volontà di partecipare in modo attivo alla progettazione di Ancona – ha detto Daniele Silvetti –. Un documento che condividiamo e che cercheremo, nel caso in cui fossimo chiamati a governare, di mettere a terra. Le problematiche in questa città sono le più diverse, è quanto mai necessario aprirsi alle professionalità, evidente che c’è un gap da colmare. Sicuramente la riqualificazione dell’area del porto di Ancona fa parte delle nostre priorità, dobbiamo da subito lavorare su questo per dare risposte a chi ci lavora ma anche ai cittadini. Serve una visione d’insieme per riqualificare la città».
«In generale è tutto condivisibile – ha aggiunto Ida Simonella –, anche i punti e le parole chiave illustrati. Una di queste: il tema della sostenibilità che racchiude tantissime cose: in questi giorni mi sono soffermata a parlare della qualità dell’aria, condizionata da tre fattori, attività produttive in porto, i valori attuali sono sopra quelli dell’Oms ma sotto le soglie di legge, il traffico e poi il riscaldamento. Sul porto abbiamo idee di sviluppo, perché il porto è il principale motore della città, tuttavia ci preoccupiamo che il porto sia più vivibile, con l’elettrificazione delle banchine, lo spostamento dei traghetti. Sul piano della mobilità serve tutto un sistema di parcheggi scambiatori e autobus elettrici, strade scolastiche davanti alle scuole e riqualificazione ed efficientamento energetico degli edifici pubblici».
«Questa città ha diversi problemi – ha concluso Enrico Sparapani –, e non è più attrattiva, il 20% delle attività economiche hanno chiuso, il 60% degli studenti ha lasciato la città, c’è il calo demografico con la città sotto i 98mila abitanti. Questo deve far riflettere tutti, la città è molto inquinata e l’amministrazione poco efficiente. I nostri punti sono la mobilità, perché c’è bisogno di diminuire il traffico in città, dobbiamo lavorare su parcheggi esterni, abituando la gente a entrare in città attraverso mezzi pubblici veloci, poi lavorare sul rapporto tra porto e città, vogliamo ridare il porto storico alla città per eventi e per tutta la cittadinanza. Deve cambiare molto: l’amministrazione comunale negli ultimi anni ha fatto lavorare sempre gli stessi tecnici, serve più partecipazione».