FABRIANO – Ariston, multinazionale di Fabriano leader globale nelle soluzioni rinnovabili e ad alta efficienza per il riscaldamento dell’acqua e degli ambienti, nei componenti e nei bruciatori, chiude i primi nove mesi dell’anno con ricavi che superano 1,7 miliardi di ricavi, in crescita del 22% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel terzo trimestre registrato +18,7%. L’Utile ante imposte dei nove mesi ammonta a 122 milioni di euro, in crescita del 6,3% rispetto ai 114,7 milioni di euro dei primi nove mesi del 2021. L’Ebitda si attesta a 192,5 milioni di euro (+7,5%). Sul fronte dei ricavi ha visto una performance molto positiva nella divisione Comfort Termico, significativamente supportata dalla crescente domanda di sistemi di riscaldamento sostenibili in Europa, e nonostante un brusco rallentamento delle vendite sui mercati americani.
Le dichiarazioni
«È stato un altro trimestre di forte crescita spinta dalla domanda di soluzioni rinnovabili», afferma Paolo Merloni, Presidente esecutivo. «Le attività – aggiunge – per il closing dell’acquisizione di Centrotec Climate Systems, la più grande operazione nella storia di Ariston, stanno procedendo come previsto». Nel terzo trimestre la crescita è stata in «linea con i piani, nonostante i rallentamenti registrati nei mercati americani», evidenzia Laurent Jacquemin, amministratore delegato. «Il nostro footprint globale – aggiunge – ci ha permesso di mitigare gli impatti della chiusura dei siti di Genga e Cerreto a seguito dell’alluvione nelle Marche di metà settembre; proprio in questi giorni la produzione sta parzialmente riprendendo».
Alluvione
Danni per i due stabilimenti Ariston a seguito dell’alluvione del 15 settembre scorso. Il Gruppo ha immediatamente attivato ogni possibile iniziativa per ripristinare lo stato di locali, infrastrutture e attrezzature di produzione. Lo stabilimento di Cerreto D’Esi, che ha una capacità produttiva di circa 1.000.000 di pezzi all’anno, ha ripreso l’attività dopo tre settimane, e in breve tempo ha recuperato quasi completamente l’operatività. A Genga, che ha una capacità di circa 1.600.000 pezzi l’anno e dove sono stati registrati danni importanti, la produzione sta riprendendo in questi giorni (dopo circa 7 settimane) al 40-50% circa della capacità precedente. Per un ripristino completo occorrerà attendere l’inizio del nuovo anno. “I costi relativi agli interventi avranno impatto sull’EBIT; la mancata produzione avrà effetto sul fatturato, sull’EBIT (per via del minore assorbimento dei costi fissi) e in particolare sulla generazione di cassa del quarto trimestre, per via dei mancati incassi a fronte di costi sostanzialmente invariati. Dove possibile, le diseconomie e i costi relativi all’alluvione saranno oggetto di rettifica nell’EBIT Adjusted. Il Gruppo ritiene di avere coperture assicurative adeguate, che sono state immediatamente attivate, ma i cui effetti, soprattutto sulla cassa, non saranno quantificabili né visibili prima del 2023”, si conclude la nota aziendale.