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Arretramento della ferrovia, Fulvi (Pd): «La Regione non commetta errori sullo sviluppo del territorio»

La segretaria provinciale: «Declassamento di Pesaro da un punto di vista sanitario e ora freni alle infrastrutture, illogico»

Rosetta Fulvi
Rosetta Fulvi

PESARO – Ancora polemiche sulla scia dell’arretramento della ferrovia. Dopo il botta e risposta tra Ricci e gli esponenti della giunta regionale ecco l’intervento di Rosetta Fulvi, Segretaria Provinciale PD Federazione di Pesaro e Urbino.

«La giunta regionale guidata da Acquaroli sta diventando la palla al piede della nostra regione e di tutti coloro che si stanno adoperando per favorire la ripartenza economica e sociale. La vicenda dell’arretramento della ferrovia è l’ultimo eclatante esempio di una idea illogica e fuori dalla realtà della destra che governa la Regione. Invece di costruire sviluppo cercando di favorire investimenti per superare l’isolamento infrastrutturale delle Marche, Acquaroli e la sua giunta con l’Assessore Baldelli in testa si permettono di rifiutare un investimento di 1,8 miliardi di euro. 
Il progetto di penalizzazione della Provincia di Pesaro e Urbino dalla sanità si sta spostando alle infrastrutture. Dopo il declassamento della sanità della nostra provincia con la distruzione dell’Azienda Marche Nord e dell’Ospedale nuovo di 630 posti letto, ora si cerca di fermare la progettualità infrastrutturale di Pesaro. La domanda è sempre la stessa – prosegue Fulvi – perché? La politica non dovrebbe usare la sanità e lo sviluppo come strumenti di scontro politico». 

Per Fulvi «Il progetto dell’arretramento della ferrovia rappresenta una opportunità irripetibile per Pesaro, per la nostra provincia e per la regione. Chi non comprende questo non è degno di governare! Inoltre, solo con la fattibilità del progetto di Pesaro ci potrà essere la possibilità per i Comuni confinanti di far parte dell’investimento, opportunità che dobbiamo necessariamente costruire. L’alternativa è il nulla per nessuno e questo sarebbe un errore colpevole e irrimediabile».