PESARO – Da artigiani ad esportatori, ecco come cambia il paradigma nella provincia di Pesaro. Questa è l’analisi della Cna che ha illustrato in conferenza stampa i principali dati economici della provincia, lanciando segnali di ottimismo. Anche perché è la qualità a fare la differenza e a Pesaro, dicono, “ci sappiamo fare”. Si parla dunque di un «consolidato un processo di riqualificazione e riposizionamento delle imprese. È in atto infatti una vera e propria trasformazione con i settori tradizionali che continuano a perdere terreno in favore di servizi avanzati, spesso ad alto contenuto di conoscenza».
Se ne è parlato nella sede della Biemmegi, storica azienda della meccanica, con il presidente Alberto Barilari e il segretario provinciale Moreno Bordoni. «E’ un’economia che cambia che si evolve e che si adegua alle mutate esigenze del mercato con un dinamismo superiore alle altre province marchigiane – ha detto Bordoni – Tutto questo però, occorre dirlo, in un contesto di generale arretramento del numero di imprese che continuano a diminuire».
È l’export l’elemento che segna il cambio di passo. La provincia di Pesaro e Urbino registra infatti nei primi 9 mesi 2019 una crescita notevole dell’export (+11,7%) rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, ben più marcata di quella regionale (+3,9%) e dovuta soprattutto – ma non solo – alla performance della nautica di lusso che mette a segno nel periodo un export di quasi 194 milioni di euro. Se si considerano le principali voci di esportazione della provincia, si vede come esse rimangano saldamente quelle della meccanica: dei prodotti in metallo escluse le macchine (oltre 567 milioni), delle macchine e impianti (545 milioni), dei mezzi di trasporto (229 milioni), delle imbarcazioni (193 milioni), delle altre manifatture (218 milioni) e, in particolare, delle produzioni mobiliere (213 milioni).
«Siamo la provincia più attiva delle Marche – ha detto Barilari – oggi vediamo come tanti artigiani si dedichino all’export, un segnale davvero importante. Lo sostenevamo in tempi non sospetti. La Cna di Pesaro e Urbino ha il dovere di essere ottimista e infondere fiducia alle imprese. I segnali positivi ci sono e sono arrivati come sempre sul fronte delle esportazioni che, nonostante la crisi internazionale, hanno continuato a crescere. Qualche timido segnale anche sul fronte degli investimenti con particolare riferimento all’innovazione. Segno che le imprese non stanno a guardare e cercano di reagire. Regna in generale ancora una situazione di grande incertezza anche a causa della politica dei dazi praticata dall’amministrazione americana».
Calano le imprese, ma si qualificano. Le imprese attive della provincia scendono infatti nei primi 11 mesi del 2019 di 252 unità, pari allo 0,7% e sono ora complessivamente 34.592. Nelle Marche il dato generale è leggermente più intenso e si attesta ad un -0,9%. I settori più in affanno sono il commercio (con 200 imprese in meno) e l’agricoltura (131 in meno), entrambe a -2,4%.
Crescono invece le imprese dei servizi di supporto alle imprese (+6,4%); attività professionali e scientifiche (+3,6%): le imprese del settore noleggio e agenzie di viaggio. Le iscrizioni di nuove imprese nei primi 11 mesi sono leggermente aumentate rispetto allo stesso periodo del 2018 (+0,7%). Tra queste si registra un 44,4% in più in alcune attività ad alto contenuto di conoscenza (finanziarie e assicurative) e professionali, scientifiche e tecniche (+12,5%). Crescono, a sorpresa, anche le neo imprese che si cimentano in comparti più tradizionali come la manifattura (+12,5%) e le costruzioni (+9,9%).
Il mercato del lavoro mostra segni di debolezza in tutte le province marchigiane. In provincia di Pesaro e Urbino l’offerta di lavoro registra un -10,4%. I saldi assunzioni-cessazioni parlano di un -9,6% (da 4.098 a 3.704). Si perdono più contratti di lavoro nel settore dipendente (-13,4%), mentre crescono nel lavoro non dipendente (+0,3%).
«Ormai, come dimostrano tutte le analisi, il quadro relativo al nostro territorio è completamente diverso da quello di dieci anni fa – dicono Bordoni e Barilari – Complice la crisi dei mercati interni e internazionali, le debolezze strutturali del nostro paese, la mancanza di investimenti, la burocrazia, il peso della tassazione e non ultimi le crisi sugli scenari internazionali e le guerre sui dazi.
Purtroppo, come si evidenzia anche da questi ultimi dati, non si è arrestato, ed anzi è proseguito, il fenomeno di erosione del tessuto di imprese del territorio. Tante aziende, soprattutto le piccole, hanno continuato a chiudere i battenti. In questi ultimi anni se ne sono perse oltre 5 mila. Una cifra impressionante per una realtà fatta di tante piccole e piccolissime imprese.
In questa fase difficile la Cna continua ad essere impegnata per cercare di sostenere le proprie imprese, anche a livello istituzionale. La Cna invoca da tempo una forte riduzione della burocrazia a carico delle imprese ed una riduzione della spesa pubblica improduttiva e le agevolazioni previste per quelle aziende che intendono digitalizzarsi e ad affacciarsi alle nuove tecnologie. Bene le iniziative comunali, come quella del Comune di Pesaro, di bloccare gli aumenti delle imposte comunali a tutte le imprese e di estendere le agevolazioni fiscali per le nuove imprese a tutto il territorio cittadino e non solo al centro storico. Una iniziativa che auguriamo possa essere estesa a tutti i comuni della provincia».