Attualità

Ex Sgl Carbon di Ascoli, la Regione boccia proposta del Comune. Pd chiede destinazione pubblica per superare lo stallo

La Regione Marche aveva messo a bando 30 milioni per l'edilizia residenziale nei comuni del cratere sismico. I Dem propongono un parco dopo la bonifica con fondi pubblici, sulla metà dei 24 ettari del sito non ancora smantellato

L'ex Carbon di Ascoli Piceno

ASCOLI PICENO – La Regione Marche ha bocciato la partecipazione del Comune di Ascoli a un bando per l’acquisto di appartamenti nell’area ex Sgl Carbon, per un valore di 10 milioni di euro.

Lo ha reso noto il Partito Democratico, che ha rimarcato i ritardi di oltre 20 anni nella bonifica del sito industriale, che si trova nell’immediata periferia della città. L’area di 24 ettari dell’ex industria tedesca è adesso di proprietà del consorzio Restart, composto da molte imprese del territorio ascolano. Sul sito, con tanto di capannoni e ciminiere che dopo due decenni non sono stati ancora smantellati, esiste un progetto di massima che prevede la realizzazione di un polo tecnologico e di edifici per una volumetria di 380 mila metri cubi.

Un progetto che nonostante studi e accordi con università ed enti di ricerca, fino ad ora non è mai partito, anche per le difficoltà non secondarie di ottenere i fondi per procedere alla complessa e costosa bonifica del suolo su cui ha operato la Sgl Carbon.

Per cercare di superare lo stallo, il Comune di Ascoli ha stipulato un protocollo d’intesa con Restart finalizzato a partecipare a un bando della Regione Marche, in scadenza il 3 maggio scorso. Il bando prevedeva lo stanziamento di 30 milioni per l’edilizia residenziale – decisi a suo tempo dall’ex Premier Gentiloni e dal ministro Gualtieri- destinati all’acquisto di immobili invenduti o da sistemare nell’area del cratere sismico. Ma la domanda presentata proprio l’ultimo giorno utile da parte dell’amministrazione comunale è stata respinta dalla Regione.

Ameli e Casini
Ameli e Casini

«Non poteva che essere così – ha detto in conferenza stampa la consigliere regionale Pd, Anna Casini – perché gli immobili nell’area Carbon ancora non esistono. Non comprendiamo come ancora la proprietà del sito si fidi ancora di una Giunta che ha fino ad ora ha fatto solo promesse, senza mai portare a risultati concreti. Da 20 anni in avanti tutti i sindaci di destra che si sono succeduti hanno avanzato ogni 7 mesi proposte per affrontare il nodo, senza però attuare nulla».

Da qui anche la proposta del Pd di Ascoli, per sbloccare la situazione: «Se Restart donasse o cedesse a un euro una parte dell’area al Comune – ha spiegato la consigliera – io dico almeno la metà, da un lato l’ente potrebbe intercettare fondi pubblici per procedere alla bonifico del sito inquinato, dall’altro le imprese potrebbero partecipare ai lavori per opere di interesse collettivo, come le scuole o il tribunale da far sorgere sul posto senza la costruzione di migliaia di metri cubi di appartamenti che rischierebbero di rimanere invenduti in questo momento di crisi per la città e di forte calo demografico».

Nella zona che diventerebbe di proprietà comunale, dopo la bonifica indispensabile, per il capogruppo all’Arengo, Francesco Ameli la destinazione migliore sarebbe quella di un parco. Una soluzione, secondo l’esponente Dem, che sbloccherebbe le trattative attuali e potrebbe essere favorita dalle risorse per la riconversione ecologica derivanti dal Recovery Fund europeo. Alla conferenza stampa ha partecipato anche il consigliere Angelo Procaccini, che ha criticato «i molti annunci senza seguito» fatti dalla giunta Fioravanti negli ultimi due anni, in relazione a sistemazione di scuole e piazze della città.