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Ascoli, mollano tutto e cambiano vita. «Ci siamo innamorati in Australia. Ora giriamo il mondo in van»

Danilo Cittadini (31enne di Ascoli Piceno) e Mara Flecchia (29, della provincia di Varese) si sono conosciuti nel deserto dell'Australia: «Tuffatevi, mollate tutto e partite». Gli episodi più curiosi? «In India, ci ha rapinati un gruppo di scimmie»

Danilo Cittadini (di Ascoli Piceno) e Mara Flecchia (della provincia di Varese)

ASCOLI PICENO – Almeno una volta nella vita tutti noi abbiamo sognato di mollare tutto e andare lontano. Lontano dai problemi, dalla solita vita monotona e grigia della nostra città. Lontano dal lavoro troppo stancante, da sogni infranti o da desideri mai realizzati. Mara Flecchia e Danilo Cittadini hanno fatto una delle scelte più coraggiose che si possano fare: mollare tutto e partire.

Si incontrano (per caso) nel deserto del sud Australia, mentre raccolgono arance. Lui, 31 anni, di Ascoli Piceno racconta: «Erano gli inizi del 2016 quando Mara (29 anni, della provincia di Varese, ndr) è atterrata in Australia in cerca di lavoro. Io già lavoravo nelle campagne di Waikerie, in Sud Australia». Lei risponde a un annuncio dell’azienda in cui lui lavora e così si incontrano. «Vivevamo in 8 dentro casa, tutti braccianti – dicono –. Parlavamo da una pianta all’altra, da sopra le scale o per terra, di fronte alle cassette di frutta. Siamo rimasti lì 2 mesi, poi abbiamo deciso di cambiare lavoro, acquistare un’auto e partire».

Danilo e Mara mentre lavorano nei campi: “Vivevamo in 8, tutti braccianti. Poi, abbiamo deciso di partire”

Poco prima del Covid, la scelta di camperizzare un furgone: «L’idea è nata da un viaggio in Nuova Zelanda, abbiamo deciso di sostituire i sedili posteriori dell’auto con un materasso. Un viaggio di 40 giorni che ci fece capire che avremmo continuato le nostre avventure con un mezzo». Si parte quindi per il Canada: «Spediamo il van in Nord America ed entriamo il giorno prima della chiusura dei confini». Intanto, incombe il Covid: «L’inizio non è stato facile – dicono –, abbiamo iniziato a chiamare decine di aziende agricole. Volevamo guadagnare qualche soldo aspettando la fine della pandemia».

Danilo e Mara, davanti alla loro casa-van

Mara e Danilo rimangono quindi in un vivaio fino all’apertura delle frontiere nazionali, avvenuta nell’agosto del 2020: «Abbiamo continuato a lavorare in una fattoria biologica, immersi nella natura, con orto e animali, senza tv». Si lavora sodo, 10 ore al giorno, 6 giorni su 7, «ma vivendo in campagna e avendo poco tempo libero riuscivamo a risparmiare. In più, in Canada c’è il salario minimo di 10 euro l’ora. Svolgevamo qualsiasi mansione, ma la paga era buona».

Si munge e si dà il latte ai vitelli: «Ma si raccolgono pure le uova e si curano maiali, mucche e polli». Da quasi 3 anni, i due vivono nella casa-van, dove lavorano per tre giorni a settimana, «possibilmente con un bel panorama. La cosa straordinaria – spiegano – è che ti svegli ogni giorno con un orizzonte diverso senza mai lasciare casa. Il resto dei giorni? Viaggiamo, vivendo alla giornata e programmando le prossime tappe. L’obiettivo è l’Argentina».

Non sono mancati momenti difficili, tra spaesamento e lutti familiari. E di episodi da raccontare, in sette anni di giramondo, ce ne sono una sfilza: «In India – ricordano – siamo stati rapinati da un gruppo di scimmie, mentre in Canada eravamo in quarantena preventiva in un hotel infestato da cimici. E che dire del Nepal? Mentre raggiungevamo la base dell’Everest eravamo devastati dalle sanguisughe. In Australia, invece, la vettura si rompe «e abbiamo raggiunto la prima città – a 500 chilometri di distanza – grazie all’unico camionista che passava di lì».

Da un po’ di tempo i due pubblicano su Youtube (sull’account Instagram @comeduevagabondi contano migliaia di follower, ndr) le loro avventure, vendendo foto e scrivendo articoli, o «collaborando con diversi marchi e facendo da tutor agli stranieri desiderosi di imparare l’italiano». Ma perché hanno lasciato l’Italia? «Per metterci in gioco, imparare una nuova lingua e vivere esperienze nuove, complice anche l’insoddisfazione lavorativa e sociale. Il cambiamento è ormai diventato normalità».

In Italia, Danilo – dopo aver frequentato l’istituto agrario di Ascoli e aver chiuso una parentesi di 6 anni in enologia – lavorava in un’azienda vitivinicola e consegnava pizze, mentre Mara – diplomata al turistico – era cameriera. Lui inizia a viaggiare col camper dei genitori da piccolissimo: «Avevo un attaccamento morboso alla mia città. Qualsiasi posto visitavo, dicevo che Ascoli era il luogo più bello. E lo confermo: c’è qualcosa di magico nelle colline marchigiane che non riesco a trovare in giro per il mondo. Cosa mi manca? Famiglia e affetti, ma anche la Quintana e il cibo».

Danilo Cittadini, di Ascoli Piceno

«In Italia c’è la cultura del posto fisso, invece all’estero è normale cambiare lavoro, case e abitudini. Noi abbiamo cambiato vita per dare spazio al nostro tempo e alle nostre idee. Quando si decide di far parte di una società moderna, più che costruire il proprio essere, si lavora per mantenere determinati stati sociali, spesso superflui. Al contrario, la nostra vita è semplice, lontana dal materialismo frenetico attuale. Insomma, siamo contenti del poco che abbiamo».

E ai giovani, Danilo e Mara – che attualmente si trovano in Chiapas (Messico) – dicono: «Non lasciatevi spaventare dal cambiamento. Tuffatevi, partite. Non necessariamente dall’altra parte del mondo, ma lasciate il porto sicuro, scoprite voi stessi, mettetevi in gioco. È molto più facile di quanto crediate. Ci scrivono che abbiamo coraggio a vivere così. Ma secondo noi ci vuole più coraggio a star fermi. Perché non è il coraggio a farci andare avanti, ma la paura di vivere senza aver realizzato i nostri sogni».

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