ASCOLI – Il mondo del volontariato ascolano resiste al covid. E cerca di riorganizzarsi per affrontare la situazione emergenziale del presente e soprattutto guardare al futuro. Con l’aiuto delle principali aziende del territorio o con donazioni di privati od organismi come la Fondazione Carisap.
Delle 90 realtà associative che operano nel capoluogo piceno, l’80% delle quali è attivo nei servizi socio-assistenziali e sanitari sono una ventina quelle che hanno avuto difficoltà a riprendere il lavoro dopo il primo lockdown di primavera. E alcune non lo hanno proprio fatto, in attesa di tempi migliori. Si tratta in maggioranza di associazioni piccole e meno strutturate, che sono sorte negli ultimi anni per rispondere ai bisogni delle fascie più deboli della popolazione – in netta crescita – o per sopperire alle carenze della sanità pubblica. E ciò nonostante la riforma del Terzo Settore del 2017, sebbene ancora non attuata del tutto, abbia imposto un cambiamento importante al comparto, raddoppiando il numero dei soci necessari per avviare un impresa nell’ambito considerato.
«Ma è vi è anche un dato confortante da sottolineare – spiega Maurizio Spinelli, referente del Centro Servizi volontariato di Ascoli – e cioè che negli ultimi mesi sono nate nuove attività di promozione sociale che hanno aiutato a coprire la domanda rimasta inevasa. Eppoi è importante ricordare – aggiunge – che molte associazioni o gruppi che facevano assistenza, hanno modificato il loro modo di agire perseguendo gli scopi con servizi nuovi. Continuando l’attività online, consegnando i pasti a domicilio e cosi via : questo va a loro merito».
Insomma, una realtà forte e vivace che non si è scoraggiata di fronte all’inattesa e pesante crisi sanitaria causata dal coronavirus e alle conseguenti restrizioni normative, reagendo e inventandosi nuove strade per proseguire nel lavoro.
E questo pur in un contesto che rimane a tutt’oggi, dicembre 2020 molto arduo da gestire in città e nel comprensorio locale. Con diseguaglianze e povertà crescenti, che si sono aggiunte a quelle della crisi economica e poi agli effetti del terremoto del 2016. Lo testimonia il numero dei pasti serviti dalla storica mensa per i bisognosi gestita dall’associazione Zarepta, che opera nell’ambito del PAS, il Polo di accoglienza e solidarietà nato nel 2019 presso l’ex Seminario vescovile e presieduto da Giuseppe Felicetti. Dai 20 pasti al giorno di pochi anni fa, si è passati ai 60 attuali, con volontari che fanno i turni per realizzare il servizio.
Una dato significativo del disagio forte che sta vivendo una fascia sempre più alta di popolazione locale, e che non riguarda più solo l’emarginazione sociale o una parte degli immigrati presenti in città. E se il trend negativo causato da disoccupazione industriale, assenza di concreti aiuti pubblici per i più deboli e mancanza di alternative, era già in corso da tempo la crisi ultima provocata dalla gestione sanitaria dei rischi da covid non ha fatto che accentuarlo. Escludendo anche sempre più anziani e disabili dall’accesso ai servizi o dalla vita comunitaria.
«Le persone con varie disabilità e gli anziani non autosufficienti sono le principali vittime di questo duro momento storico – sostiene Roberto Zazzetta, responsabile dell’associazione La Meridiana e membro del Consiglio regionale per la disabilità. Anche se in coppia, i residenti in età avanzata che necessitano di aiuto restano spesso esclusi dai servizi, perchè la sanità pubblica non è efficiente ( i numeri verdi spesso non rispondono) e loro non sanno usare il web. A questo c’da aggiungere – continua Zazzetti – che spesso medici e volontari non vanno nelle loro abitazioni, per impegni o per timore di contagio. Una situazione assurda, che subiscono anche i disabili più gravi e quelli che non hanno un nucleo familiare strutturato alle spalle».
Secondo il fondatore della Meridiana, che si batte da anni anche per abbattere le barriere architettoniche ad Ascoli, il mondo del volontariato cittadino non fa abbastanza per affrontare queste emergenze e invece di fare rete e coordinarsi , si divide e pensa soprattutto ai propri progetti particolari. Dunque, il cammino verso una società più giusta è ancora lungo.