MOIE – «I giovani vanno ascoltati e assecondati il più possibile. Certo, questo può avere dei rischi ma se l’idea è buona va premiata». Don Fabio Belelli, 61 anni, è il parroco della chiesa Cristo Redentore di Moie da circa dieci anni. Alla messa di domenica 26 febbraio ha proposto a bambine e bambini, ragazze e ragazzi di andare mascherati: «L’idea è stata di un gruppo di giovani – racconta –. All’inizio ero scettico poi mi sono detto “perché no?”. I giovani hanno un grande entusiasmo. Non vuol essere una messa in maschera ma un modo per esprimere gioia a Gesù: spesso, infatti, ci rivolgiamo a nostro Signore nel momento del dolore ed è giusto che sia così perché cerchiamo conforto e in questi momenti non c’è amico migliore. Altrettanto spesso, però, ci dimentichiamo di esprimere gioia, di pensare alle cose belle e al valore che hanno perché si danno per scontate».
Nato a Santa Maria Nuova, don Fabio è stato ordinato sacerdote nel 1979, ha conseguito la licenza in Teologia Morale all’Istituto superiore di Teologia Morale “Accademia Alfonsiana” di Roma. «La mia esperienza come insegnante di religione al Liceo Scientifico di Jesi per 25 anni – continua – è stata bellissima e mi ha permesso di stare vicino ai ragazzi, di essere travolto dal loro entusiasmo. La prima volta che sono stato a Moie ero vice parroco, il parroco era don Aldo, a quell’epoca ero molto giovane, un periodo che ricordo con molto affetto: se appoggi i ragazzi, l’entusiasmo cresce da sé. Negli anni Novanta, ad esempio, con altri adulti della parrocchia, andavamo ai concerti di Vasco Rossi: ero una sorta di garanzia per le mamme delle ragazzine più giovani che, con me presente, avevano il permesso di andare al concerto». Una grande attenzione per i giovani don Fabio esprime anche nelle prediche: «A Moie ci sono tanti giovani e questa è una fortuna, dobbiamo tenerli vicini a questi valori, altrimenti emerge che la chiesa è per gli anziani e la gioia per i giovani quando le due cose possono convivere. La principale preoccupazione per i ragazzi è il futuro: per noi il futuro era roseo, anche se non trovavi quelli che ti piaceva una certezza l’avevi. Per queste generazioni non è facile vivere con l’ansia di non sapere cosa sarà di loro».