JESI – Un impianto di produzione di biometano e compost alimentato con la frazione organica dei rifiuti provinciali derivanti dalla raccolta differenziata e dal verde urbano. Ecco cosa si intende realizzare all’Interporto, precisamente fra lo svincolo della SS76 e i piazzali della struttura intermodale, su di un’area di circa 12 ettari. Per abbreviare, un biodigestore. Ma la polemica infuria.
Prende posizione Sabrina Sartini, segretaria del Partito Democratico della provincia di Ancona: «Nel condividere pienamente la posizione dei democrat jesini – scrive – esprimiamo la nostra preoccupazione in merito alla totale incertezza che ad oggi regna circa la manifestata volontà dall’amministrazione comunale di Jesi di insediare in località Coppetella l’impianto in questione. Teniamo a precisare come la scelta di tale localizzazione non sia il frutto di una decisione dell’ATA, notizia questa infondata e fatta circolare da esponenti del Movimento 5 Stelle e da sindaci “civici” quali il monsanvitese Thomas Cillo, forse più interessati a difendere le sorti dell’altro sindaco “civico” Bacci che ad affrontare seriamente la questione, ma sia il frutto di una proposta avanzata dallo stesso sindaco Bacci senza alcuna condivisione con i Comuni confinanti. Dal canto suo, il Partito Democratico della provincia di Ancona sollecita il sindaco Bacci a rendere nota la sua proposta al fine di poterne consentire, nel più breve tempo possibile, l’esame e la discussione da parte delle comunità, dei cittadini e dei soggetti interessati, oltreché da parte dello stesso Partito Democratico che a Jesi è forza di opposizione e non di maggioranza e dunque non ha il potere di prendere decisioni, evitando nel contempo di addossare ad altri Enti o ad altre forze politiche responsabilità in proposte che sono ascrivibili esclusivamente al Comune. Parimenti – prosegue la nota -, il Partito Democratico della Provincia di Ancona ribadisce la necessità che sia data in tempi certi e compatibili con l’effettuazione di tutti gli approfondimenti del caso, sia da un punto di vista ambientale che di salubrità, da parte di tutti i soggetti interessati, una risposta concreta e rapida al problema della chiusura del ciclo integrato dei rifiuti nella Provincia di Ancona; problema che, si ribadisce con chiarezza affinché non possano esservi fraintendimenti, non necessariamente deve prevedere Jesi come luogo di localizzazione dell’impianto ove si ritenga che non ve ne siano le condizioni».
«Invitiamo il segretario provinciale del Pd, che da sindaco di Monte San Vito non ci risulta abbia quasi mai partecipato alle assemblee dell’Ata – la replica stizzita delle liste Jesiamo e Jesinsieme, entrambe al fianco del sindaco Bacci – ad informarsi con il presidente della Provincia e con gli altri sindaci del suo stesso partito sicuramente più presenti ed attivi, per apprendere da dove abbia avuto origine la proposta di individuare la zona interporto di Jesi la migliore – sotto il profilo della posizione baricentrica, della logistica stradale e della vicinanza del metanodotto – per realizzare un biodigerstore (a farne ulteriore fede ci sono i verbali audio del presidente Luigi Cerioni e del direttore Massimiliano Cenerini alla Commissione consiliare sul biodigestore tenutasi a Jesi il 14 maggio scorso). Se solo avesse partecipato a tali assemblee invece di spendersi per la campagna elettorale del suo Comune, con risultati per lei per altro infausti, eviterebbe di accusare il Sindaco di Jesi che, con grande senso di responsabilità, non dice sì o no a prescindere, ma insieme alla maggioranza chiede di valutare e approfondire bene gli aspetti prima di esprimere la propria opinione rispetto alla quale, peraltro, si cerca una ampia condivisione tra tutte le forze politiche».
Stasera, intanto, il Movimento 5 Stelle incontra i cittadini per approfondire la tematica. Appuntamento a palazzo dei Convegni alle ore 21.30. «Si va a caricare ancora una volta una zona con già enormi pressioni ambientali, che andrebbe risanata, non ulteriormente inquinata – tuona la consigliera comunale pentastellata Claudia Lancioni -. Parliamo di un impianto che più rifiuti ingurgita, più guadagna, rendendo paradossalmente sconveniente qualsiasi prassi virtuosa di riduzione a monte. Non ci risulta siano state adeguatamente valutate tutte le possibili alternative. Inoltre, lo studio di fattibilità realizzato dall’Ata prevedeva già Jesi quale sede, senza alcun mandato da parte del consiglio comunale né dell’assemblea dei sindaci».