Pesaro

Ast Pesaro, si dimette la direttrice Storti. Cgil, Cisl e Uil: «Serve continuità per garantire prestazioni e cure»

Per la direttrice la richiesta di pensionamento anticipato. Le sigle: «Fase critica in cui c'è un arretramento dei servizi»

Il direttore Asur Marche Nadia Storti

PESARO – Il direttore dell’Ast Pesaro Urbino Nadia Storti si è dimessa ed andrà in pensione il primo maggio. Ha ricoperto l’incarico per meno di un anno, la decisione scuote il mondo della sanità e provoca l’immediata reazione dei sindacati visto che il territorio pesarese ha avuto due commissari e un direttore. E si appresta a un nuovo direttore in poco tempo.

«Apprendiamo dalla pubblicazione di una determina sull’albo pretorio dell’Ast di Ancona dell’imminente collocamento a riposo, per pensione anticipata, della direttrice generale dell’Ast Di Pesaro Urbino Nadia Storti – sottolineano Cgil, Cisl e Uil Pesaro unitariamente -. Come sindacati fin dalle prime proposte circolate di riforma della sanità regionale abbiamo segnalato l’enorme criticità che quel modello di riforma avrebbe determinato per la nostra provincia, criticità data non solo dalla cancellazione di un’azienda ospedaliera ma anche da una fusione che, se non accompagnata da programmazione ed investimenti, avrebbe potuto paralizzare la sanità provinciale in una fase storica già fin troppo critica.
Purtroppo i nostri timori si sono rivelati veritieri! Si sono già avvicendati tre dirigenti apicali tra commissari e direttori generali ed ora siamo di nuovo al punto di partenza! Nel frattempo sono passati mesi ed ancora non ci sono certezze se non un evidente arretramento della risposta sanitaria pubblica al bisogno di salute dei cittadini della nostra provincia».

Per le sigle «manca ancora l’atto aziendale, manca la determinazione e la quantificazione precisa dei fondi e delle relative integrazioni del comparto e della dirigenza, mancano certezze sulle risorse economiche e di personale con cui si dovranno affrontare le sfide più importanti che abbiamo davanti: liste di attesa, posti letto per abitanti (ancora nettamente inferiori alla media regionale) , integrazione ospedale /territorio ( come le si può iniziare a garantire se non ancora non si capisce quali reparti e quali servizi rimarranno nei vari stabilimenti?), investimento sulla sanità di prossimità e sull’integrazione socio-sanitaria, rapporti tra la gestione pubblica e quella privata comprese eventuali esternalizzazioni».

Per Cgil, Cisl e Uil, «di fronte a questa situazione, con una serie di partite ancora aperta tra cui non dobbiamo dimenticare quella relativa alla paventata privatizzazione della salute mentale e quella delle criticità della risposta ai bisogni degli anziani in condizione di non autosufficienza, pretendiamo risposte ed anche garanzie : abbiamo bisogno di nomine che garantiscano continuità, abbiamo bisogno di risorse aggiuntive per una provincia che deve affrontare un percorso di cambiamento importante che non si può realizzare senza adeguata programmazione ed investimenti.
Di fronte a questa situazione ed alla luce delle scelte adottate fino ad oggi della politica regionale per la nostra provincia non ci resta che augurarci di stare in salute più a lungo possibile».