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Biodigestore a Jesi, a fine luglio Consiglio comunale aperto e la decisione

Ieri, 4 luglio, l’incontro pubblico sul tema, introdotto dall’assessora all’ambiente Cinzia Napolitano e presenti i tecnici di Ata rifiuti, Igw, Nomisma, Enea e della Facoltà di Agraria della Università Politecnica delle Marche. Il Comitato dei contrari: «Lì una zona Aerca mai risanata»

JESI – A fine luglio il Consiglio comunale aperto sulla questione, e quindi la decisione finale, sul realizzare o meno proprio a Jesi, in zona Coppetella, l’impianto di biodigestione per il trattamento dei rifiuti organici e del verde di tutta la provincia.

Un trattamento da cui ottenere biometano e compost per la concimazione. Ieri 4 luglio, nella Sala consiliare, l’incontro pubblico sul tema, introdotto dall’assessora all’ambiente Cinzia Napolitano e assente, per motivi familiari, il sindaco Massimo Bacci. A illustrare il progetto, il suo iter e la fattibilità Massimo Stella, responsabile progettazione e pianificazione dell’Ata rifiuti provinciale, e i tecnici Claudio Orsi di Igw e Marino Giancamillo di Nomisma. Contributi dal dottor Vito Pignatelli dell’Enea, per illustrare procedura di ottenimento e utilizzi del biometano, e dalla professoressa Ester Foppapedretti della Facoltà di Agraria della Università Politecnica delle Marche, che ha fatto lo stesso per quanto riguarda il compost. Quindi le parole di Sergio Ciucci, presidente della Consulta di monitoraggio creata a Foligno per un analogo impianto di biodigestione.

Non sono mancati interventi polemici e contrasti in aula, dove erano presenti residenti della zona interessata della Coppetella e rappresentanti del Comitato sorto contro il progetto, No Jesi pattumiera delle Marche. Fra questi Nicolò Pacenti, che ha evidenziato: «La zona Aerca (Area ad elevato rischio di crisi ambientale, nda), lì dove sorgerebbe il biodigestore, esiste ancora, ne è solo finito il piano di risanamento. Ma situazione critiche e tuttora da risanare sono lì, come quella del cromo proprio nei pressi, a Monsano». Romina Pergolesi, consigliera regionale Cinque Stelle, dice: «Anche sul precedente impianto di Corinaldo, oggi chiuso e obsoleto, ci dicevate appena pochi anni fa che era il migliore possibile».

Ricordata da Stella dell’Ata la necessità che l’impianto entri in funzione entro il dicembre 2020 per poter attingere ai relativi contributi. Per i tecnici il biodigestore rappresenta la soluzione migliore per la gestione del rifiuto organico, eliminando gli attuali costi per il trasporto in impianti fuori regione, con conseguente diminuzione delle tariffe per i cittadini, e rendendo lo scarto di umido e verde una risorsa. «Saldo energetico assolutamente positivo- ha detto Orsi- quello fra i kilowattora necessari a far funzionare l’impianto e quelli che garantirà il biometano».