ANCONA – Secondo l’ultimo rapporto dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, «lo scorso anno le persone costrette alla fuga hanno raggiunto nuovi livelli storici in tutto il mondo». Il dato arriva dal Rapporto Global Trends del 2024 dell’Unhcr.
Secondo l’Agenzia il numero complessivo di persone costrette alla fuga tocca i 120 milioni a maggio 2024 ed è in crescita per il dodicesimo anno consecutivo, un dato che riflette sia i nuovi conflitti che l’incapacità di risolvere le crisi di vecchia data. La popolazione globale in fuga equivarrebbe a quella del dodicesimo Paese al mondo per ampiezza della popolazione, quasi come quella del Giappone.
A far lievitare i numeri delle persone costrette alla fuga sarebbe stato, secondo l’Agenzia, il devastante conflitto in Sudan, tanto che dall’aprile 2023, sarebbero stati registrati più di 7,1 milioni di nuovi sfollati nel Paese, con altri 1,9 milioni in fuga oltre i confini. Milioni di persone invece sarebbero state costrette alla fuga dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Myanmar a causa di feroci combattimenti. Secondo una stima dell’Unrwa alla fine dello scorso anno, nella Striscia di Gaza, 1,7 milioni di persone (il 75% della popolazione) erano sfollate e alcuni rifugiati palestinesi erano dovuti fuggire più volte. La Siria rappresenterebbe la più grande crisi di rifugiati al mondo, con 13,8 milioni di persone costrette alla fuga.
«Il sistema di accoglienza nel Paese è in affanno – dice Danilo Burattini dell’Ambasciata dei Diritti -, le strutture di accoglienza subiscono il taglio dei trasferimenti di risorse da parte del Ministero e quindi ci sono meno posti. Inoltre si sono moltiplicate le richieste di asilo essendo l’unica possibilità per accedere in Italia».
Secondo l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati sarebbero utili i corridoi lavorativi, ma l’Ambasciata dei Diritti è critica su questo punto: «I corridoi lavorativi sono una definizione ambigua, sarebbe molto più efficace dare dei permessi per ricerca di occupazione perché darebbero più possibilità a chi è già nel territorio, togliendolo dalla clandestinità».
Sui fattori che ostacolano l’inclusione dei migranti Burattini sottolinea «tre aspetti da curare se si vuole agevolare l’inclusione: imparare la lingua, dare opportunità lavorative (a chi può lavorare) e infine una politica per la casa».
L’aumento più consistente riguarderebbe le persone che abbandonano le proprie case, ma rimangono nel proprio Paese, 68,3 milioni di persone, un dato in crescita di quasi il 50% in cinque anni, stando al report. «Il numero di rifugiati e di altre persone bisognose di protezione internazionale è salito a 43,4 milioni, includendo quelli sotto il mandato dell’Unhcr e dell’Unrwa. Il 73% dei rifugiati sotto il mandato dell’Unhcr proviene da cinque Paesi Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan – si legge nella nota -. La popolazione di rifugiati più numerosa a livello globale è quella afghana» (uno su sei).
I Paesi che ospitano il maggior numero di persone in fuga sono Iran (3,8 milioni), Turchia (3,3 milioni), Colombia (2,9 milioni), Germania (2,6 milioni) e Pakistan (2 milioni): quasi tutti i rifugiati ospitati in Iran e Pakistan sono afghani e quasi tutti quelli rifugiati in Turchia sono siriani. Secondo il rapporto Global Trends la stragrande maggioranza dei rifugiati è ospitata in Paesi limitrofi a quelli della crisi (69%), e il 75% risiede in Paesi a basso e medio reddito che insieme producono meno del 20% del reddito mondiale.
In Italia, le persone titolari di protezione internazionale alla fine del 2023 erano circa 138.000, i richiedenti asilo 147.000 e oltre 161.000 i cittadini ucraini titolari di protezione temporanea, mentre si stima siano circa 3.000 le persone apolidi. Il rapporto Global Trends mostra che, a livello mondiale, più di 5 milioni di sfollati interni e 1 milione di rifugiati sono tornati a casa nel 2023. Ad incidere sui flussi è anche la crisi climatica che sta esacerbando le esigenze di protezione e i rischi per le persone costrette alla fuga, contribuendo a nuovi esodi, continui e prolungati. Alla fine del 2023, tre quarti delle persone costrette alla fuga vivevano in Paesi con un’esposizione elevata o estrema ai rischi legati al clima.