SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un simbolo della città, che presto non ci sarà più ma che resterà per sempre nel cuore di chi lo ha vissuto in prima persona. A San Benedetto del Tronto, infatti, è cominciata proprio in queste ore la demolizione dell’ex stadio Ballarin. I lavori dureranno circa 540 giorni e porteranno alla realizzazione del nuovo parco urbano, progettato dall’archistar Guido Canali. Un intervento, questo, che ha suscitato anche alcune polemiche in riviera, visto che per i tifosi della Samb è un colpo al cuore vedere le ruspe in azione in quello che è stato l’impianto nel quale sono state vissute le gesta più belle nella storia del club calcistico rossoblù.
La storia
Lo stadio ‘Fratelli Ballarin’, infatti, ospitò gli incontri interni della Sambenedettese dalla Seconda Divisione 1931-1932 fino a tutta la stagione di Serie B 1984-1985. Vi giocava inoltre, fino al 2013, la squadra locale di Rugby a 15 ‘Unione Rugby San Benedetto’. Concepito solo per il gioco del calcio, era di modello inglese, con le tribune addossate al terreno di gioco, celebre per il tifo caldo e appassionato dei supporter locali, per questo soprannominato la ‘Fossa dei Leoni’, per vari decenni luogo di aggregazione e socializzazione per la comunità. L’impianto poteva contenere al massimo 13mila spettatori.
La tragedia
Al Ballarin è legato, purtroppo, anche un brutto fatto di cronaca. Si tratta del rogo avvenuto il 7 giugno 1981. Mentre stava per avere inizio l’incontro di calcio Sambenedettese-Matera in programma nell’ultima giornata del campionato di Serie C1 girone B 1980-1981, divampò un incendio in cui morirono ustionate due ragazze e rimasero seriamente ferite quasi un centinaio di persone di cui 13 ustionati gravi. Quella era una giornata molto calda, alle 17 circa sette quintali di striscioline di carta di giornale portati la stessa mattina all’interno della gremitissima Curva Sud dello stadio sambenedettese per festeggiare il ritorno della squadra locale nel campionato di Serie B, presero fuoco. Oltre 500 persone rimasero per diversi minuti intrappolate all’interno della Curva in quanto le chiavi dei cancelli di emergenza non furono subito trovate. Molte di queste persone, nella calca formatasi per sfuggire dal fuoco, caddero sul rogo e furono assalite dalle fiamme alte e minacciose che non poterono essere spente immediatamente a causa del mancato funzionamento dell’idrante più vicino. Due ragazze, appunto, morirono: la 23enne Maria Teresa Napoleoni e la 21enne Carla Bisirri.