Sale la tensione in Medio Oriente. Il rischio di una rappresaglia dell’Iran per l’uccisione del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran fa temere l’esplosione di un conflitto su larga scala. Un’area calda che rischia di paralizzarsi totalmente anche dal punto di vista turistico.
«Siamo tutti molto preoccupati e allarmati per questa situazione, sia per le possibili perdite di vite sia per le implicazioni dal punto di vista turistico – dice Ludovico Scortichini, membro del board nazionale di Astoi Viaggi Confindustria -. L’area del Medio Oriente era già abbastanza ferma per quanto riguarda i viaggi, adesso però rischia di fermarsi completamente».
L’operatore spiega: «Avevamo una programmazione in partenza a settembre per l’Arabia Saudita ma l’abbiamo cancellata. Il primo requisito per il turismo è la certezza della sicurezza del viaggio e su questo noi operatori stiamo cercando di fare anche un’azione di ‘moral suasion’ nei confronti dei responsabili del turismo di questi Paesi per far comprendere le implicazioni negative delle guerre che hanno effetti anche a lungo termine, dopo anni dalla cessazione del conflitto, fra le quali povertà, disoccupazione, violenza. Basta pensare alla Siria: era uno dei Paesi con il Pil più alto di quell’area e adesso da un decennio non vede più turisti a causa della guerra».
Per quanto riguarda le destinazione vicine ai Paesi caldi, come Egitto e Turchia, «al momento non ci sono ripercussioni, ma basta una scintilla e si ferma tutto. Noi operatori stimiamo ottimisticamente una ripartenza dei viaggi in Medio Oriente non prima della Pasqua del 2025». Per il resto il mercato dei viaggi «sta andando bene – prosegue -, il Nord America, l’Estremo Oriente, l’Africa e anche l’Europa vanno bene».
Insomma il settore dei viaggi incassa il segno più segnando una crescita rispetto al 2023. «La stagione va meglio dell’anno scorso sia in termini di passeggeri che di fatturato – spiega – al 31 luglio siamo ad un +39,2%», una bella ripresa dopo la pandemia e i rincari.