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L’augurio del vescovo di Fabriano ai fedeli: un Natale come il compimento di un’attesa

«Perché non c’è nulla di più pesante che arrivare a non attendersi più nulla dalla vita, quasi i giochi fossero ormai fatti, senza che sia data possibilità di cambiamento», il pensiero del vescovo della diocesi Fabriano-Matelica, mons. Stefano Russo

Monsignor Stefano Russo, Vescovo della diocesi Fabriano-Matelica e Segretario Generale della CEI

FABRIANO – Il Natale come il compimento di un’attesa. «Perché non c’è nulla di più pesante che arrivare a non attendersi più nulla dalla vita, quasi i giochi fossero ormai fatti, senza che sia data possibilità di cambiamento», il pensiero del vescovo della diocesi Fabriano-Matelica, mons. Stefano Russo, contenuto nel tradizionale messaggio ai suoi fedeli.

«Ben vengano, dunque, le attese. In molti casi, riguardano noi stessi ed esprimono l’esigenza di essere migliori. A volte, presumiamo di poter soddisfare questa domanda con degli interventi “esterni”: penso alla ricerca della bellezza ad ogni costo attraverso l’intervento di un chirurgo o alla trasformazione del nostro corpo tramite l’apposizione di disegni tatuati. In realtà, spesso senza che ce ne accorgiamo, queste forme sono il segnale di una non piena accettazione di quello che siamo e possono corrispondere all’illusione di poter cambiare semplicemente imboccando scorciatoie a portata di mano».

Quindi, un passaggio a livello nazionale del segretario della Cei che ben si sposa con la situazione di Fabriano. «Guardando alla scena socio-culturale del nostro Paese, viviamo nell’attesa che finalmente si trovino le formule per affrontare la crisi lavorativa che da troppo tempo condiziona il vissuto di tantissime famiglie; così, auspichiamo che le manovre economiche elaborate da chi ci governa possano finalmente “sbloccare” la situazione, come pure speriamo che “l’invasione” di genti provenienti da altre latitudini possa essere gestita in modo tale da “salvaguardare” il nostro spazio di vita.

Proprio perché questo dinamismo di vita non si risolva di fatto in una nuova delusione, «la Chiesa ci soccorre aiutandoci ad andare al cuore dell’attesa, compimento del tempo d’Avvento. Lo fa riconsegnandoci la buona notizia del Natale: in Cristo trovano soddisfazione le nostre aspettative più profonde; se Lui abita la nostra vita, è già accaduto qualcosa che dà il senso pieno al tempo, ad ogni tempo e situazione della vita. Scopriamo allora che il tesoro lo portiamo già in noi, perché in questo Bambino risalta l’immagine di Dio di cui ogni essere umano è portatore fin dalla creazione del mondo. Con Lui ci è data la possibilità di ritrovare una bellezza che non avremmo mai pensato di possedere. Dalla Grotta di Betlemme si torna davvero trasformati. Infatti, se riconosciamo veramente la presenza del Signore, non stiamo più ad attendere qualcuno che arrivi a cambiare la nostra vita, ma facciamo l’esperienza che possiamo renderci prossimi all’altro, chiunque esso sia: Lui, fattosi prossimo a noi con il dono della Sua vita, ci permette ogni giorno di compiere lo stesso straordinario percorso di misericordia».

La conclusione del vescovo della Diocesi Fabriano-Matelica, mons. Stefano Russo, ricorda «certo, da parte nostra è necessario accettare ogni giorno la sfida del Vangelo che ci richiede un investimento che coinvolge l’intera esistenza. Ne vale la pena: in tal modo, sperimentiamo che l’Opera di Dio si compie prima di tutto in noi stessi perché Lui, il Santo può renderci costruttori del Suo Regno e di conseguenza di una società rinnovata».