FILOTTRANO –
Hanno deciso di andare avanti e di costituirsi in giudizio a fronte dell’appello presentato dal Comune di Filottrano per le multe comminate dall’
autovelox di via dell’Industria, oggi spento, vinte al giudice di pace.
Coloro che invece le hanno pagate, valuteranno se costituirsi in una “class action”, un ricorso di gruppo insomma. C’erano tanti multati ieri sera, 18 dicembre, nella sala riunioni del ristorante “Sette colli” di Filottrano, soddisfatti per aver vinto da una parte, amareggiati ancora una volta dall’altra perché la battaglia non è ancora finita. Hanno chiamato persino da Roma, Trento, gli ignari automobilisti che l’anno scorso si sono visti recapitare svariate multe per aver oltrepassato il limite. Ci sono ambulanti, agenti di commercio, operai, la mamma di uno studente, tutti presenti ieri sera. Molti hanno pianto quando hanno visto arrivarsi decine di multe, ad alcuni la decurtazione dei punti è costata il ritiro della patente e l’impossibilità di recarsi al lavoro. Un camionista presente ad esempio ha pagato la prima multa, 360 euro (considerato il raddoppio per i camion), e poi ha fatto ricorso per le altre. A oggi il Comune è stato condannato a pagare migliaia di euro ma saranno ancora di più se perderà in appello.
«Pensavo che il Comune si ravvedesse invece no, ha addirittura citato la decisione del Prefetto al Tar per quei multati che si sono rivolti alla Prefettura e hanno avuto la ragione – ha detto l’avvocato Italo D’Angelo che ha seguito i ricorsi dei multati attraverso il comitato per il rispetto del codice della strada -. Personalmente ho seguito 156 cause, ognuna delle quali prevedeva un “pacco” di multe. Al giudice di pace le abbiamo vinte tutte, dal Prefetto altre ne hanno vinte una metà. Il percorso è terminato con successo per noi».
Lunedì 11 dicembre si è riunito l’Osservatorio, l’organismo presieduto dalla Prefettura, in merito alle nuove disposizioni sia sulla direttiva del ministro delle Infrastrutture e Trasporti del 13 giugno scorso che su quella del ministro dell’Interno del 21 luglio. Alla luce di queste due importanti direttive saranno aggiornati i vecchi decreti prefettizi che autorizzavano il controllo remoto della velocità non più a norma, un lavoro lungo che si protrarrà per tutto il 2018, soprattutto per evitare lunghi contenziosi tra i Comuni e i cittadini visto il caso eclatante di Filottrano. «Durante la riunione dell’Osservatorio l’Istat ha evidenziato l’aumento del 50 per cento dei morti lungo le strade della provincia di Ancona. Questo rafforza sempre più la tesi sostenuta da sempre dal comitato che nonostante l’aumento vertiginoso di nuove installazioni di dispositivi per il controllo della velocità, essi non servono a prevenire gli incidenti ma solo a far cassa nei bilanci comunali – ha detto il portavoce del comitato Giovanni Strologo -. L’ultimo esempio è un grave incidente avvenuto lungo la statale 16 tra i Comuni di Castelfidardo e Loreto dove sono rimaste coinvolte diverse auto nonostante siano presenti tre autovelox fissi. Ora basta. Venerdì 22 dicembre ci sarà in parallelo la sentenza per un ricorso di un multato sull’autovelox di San Biagio, anch’esso spento perché illegittimo».
Seduti al tavolo dei relatori i rappresentanti dell’Acu Marche, l’associazione consumatori utenti, per cui si è speso il dottor Fabio Amici: «Per coloro che hanno pagato le multe è possibile costituirsi in una “class action” civile per chiedere il risarcimento danni. A latere abbiamo diffidato il Comune perché non ha presentato la Carta dei servizi che deve essere redatta dal dirigente, adesso diffidato al pagamento della contravvenzione».
Presenti anche i consiglieri di minoranza Ivana Ballante e Francesco Coppari: «Abbiamo capito subito che si è trattato di un atto di ingiustizia l’apposizione di quel dispositivo – hanno detto -. Inoltre all’inizio non c’è stata comunicazione per l’installazione. Inevitabile anche la rovina dell’immagine del nostro Comune, passato da città della moda a città dell’autovelox. Consideriamo poi che il Comune ha introitato un milione di euro perché la quasi totalità ha pagato».