ANCONA- Terapie interrotte e attività di sostegno sospese. Con l’emergenza Coronavirus, ormai da più di due mesi, le persone con disabilità si trovano senza assistenza personale necessaria per poter avere una vita indipendente, senza fisioterapia a domicilio e con i centri diurni chiusi.
Diritti di cui non sempre è stato tenuto conto andando ad aggravare ulteriormente questo periodo di grande difficoltà, come ci spiega Angelo Larocca, presidente dell’“Assocazione Vita Indipendente delle persone con disabilità Marche – Associazione di Promozione Sociale”.
L’Avi Marche è nata nel luglio 2019 e conta 140 soci che usufruiscono del contributo regionale per la Vita Indipendente. Tra le varie attività, l’associazione opera affinché le persone con disabilità che hanno necessità di assistenza personale e scelgono di fare Vita Indipendente, possano effettivamente raggiungere queste possibilità.
Presidente Larocca, come stanno vivendo questo periodo le persone con disabilità?
«I servizi erogati dall’ente pubblico sono stati interrotti da un momento all’altro, quindi centri diurni chiusi e fisioterapia a domicilio sospesa. Non sono stati forniti servizi alternativi, per cui a farsi carico dell’assistenza dei propri cari con disabilità sono state le famiglie. Le persone che fanno parte del progetto Vita Indipendente si sono trovate in difficoltà. Nei primi periodi mancavano i dispositivi di protezione individuale, quindi è stato necessario sospendere il progetto e lasciare a casa i propri assistenti personali per non correre il rischio di un eventuale contagio. Inoltre, non sono stati effettuati i tamponi che invece avrebbero assicurato l’erogazione dell’assistenza in sicurezza. Dal punto di vista di supporto psicologico, come Avi Marche, abbiamo creato dei momenti di riflessione con dei seminari online per affrontare le problematiche relative a questo periodo. Ci siamo occupati anche di reperire dispositivi di protezione individuale: siamo riusciti a fare un ordine da un’azienda straniera e li abbiamo distribuiti a molti dei nostri associati».
Con la fase 2 la situazione è cambiata?
«Per i centri diurni si attendono le disposizioni regionali quindi i servizi non sono ancora ripresi così come la fisioterapia a domicilio».
Con l’emergenza Coronavirus i diritti delle persone con disabilità sono stati tutelati?
«In questo periodo i diritti delle persone con disabilità non sono stati tutelati. I vari decreti a livello nazionale non hanno tenuto conto del fatto che ci sono esigenze particolari, bisogni speciali e quindi, le persone con disabilità vanno tutelate con interventi ad hoc».
Sono previsti sostegni alle famiglie delle persone con disabilità?
«Sostegni specifici al momento no, forse uscirà qualcosa prossimamente».
Di che cosa ci sarebbe bisogno secondo Lei, affinché le persone con disabilità possano riprendere le attività che svolgevano quotidianamente prima del lockdown?
«Per poter ricominciare in sicurezza servizi e attività è importante che venga esteso il tampone ai soggetti più a rischio, a chi lavora nell’ambito sanitario e nell’assistenza. Altrimenti le persone con disabilità si troveranno ancora in difficoltà e saranno costrette a rimanere recluse in casa».
Come è stata gestita la didattica a distanza per gli alunni con disabilità?
«Non è stato semplice. La didattica è proseguita a distanza con le insegnanti di sostegno e con la presenza dei genitori che a casa hanno aiutato i propri figli nell’utilizzo delle tecnologie».
Pensa che qualcosa cambierà dopo il Coronavirus? Ci sarà una maggiore consapevolezza riguardo diritti e bisogni delle persone con disabilità?
«Questo periodo ha evidenziato problematiche che devono essere prese in considerazione, prima invece non erano state attenzionate. Il mio augurio è che questa situazione faccia comprendere a chi ci governa che i diritti delle persone con disabilità vanno tutelati anche nei momenti di emergenza».