Attualità

Baby calciatori intossicati da monossido a Matelica, ora i genitori chiedono risposte

A più di cento giorni dall’accaduto i familiari dei giovani atleti vogliono sapere di chi siano le responsabilità del grave episodio avvenuto negli spogliatoi del centro sportivo comunale Giovanni Paolo II. Coinvolti 18 ragazzini che sono stati costretti a ricorrere alle cure dei sanitari negli ospedali di Fabriano, Ancona, Fano e Ravenna

Il campo sportivo comunale di Matelica

MATELICA – Il 9 gennaio scorso, l’intossicazione da monossido per diciotto ragazzini al centro sportivo comunale di Matelica. Nulla si è saputo di ufficiale. E i genitori dei baby calciatori, a più di cento giorni dall’accaduto, chiedono risposte e si sono rivolte a uno studio specializzato in risarcimento danni.

LA VICENDA – Cos’è successo esattamente negli spogliatoi del centro sportivo comunale Giovanni Paolo II di Matelica? Di chi sono le responsabilità? A oltre cento giorni dal grave episodio chiedono innanzitutto delle risposte i genitori di alcuni dei giovanissimi calciatori rimasti intossicati dal monossido di carbonio.

Un’intossicazione “collettiva” che ha avuto un’eco anche nazionale: l’intera squadra degli Esordienti della locale società di calcio, 18 ragazzini tutti d’età compresa tra i 12 e i 13 anni, si sono sentiti male dopo l’allenamento, accusando cefalea, nausea, tremori, astenia e perdita dei sensi. Sono finiti tutti all’ospedale di Fabriano e al materno-infantile del Salesi di Ancona e di qui trasferiti ai centri iperbarici di Fano e di Ravenna dove sono stati sottoposti a un intervento urgente e a varie sedute di ossigenoterapia. Per fortuna, si sono salvati tutti e non dovrebbero aver riportato conseguenze permanenti.

«La paura, però, è stata tanta, come del resto i problemi e i disagi dei primi giorni, tra malesseri, ricoveri, visite di controllo, assenze da scuola. E così alcune di queste famiglie, attraverso la consulente personale Federica Pagano, si sono affidate a Studio 3A-Valore S.P.A, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, ma non solo (e tanto) per essere risarcite per i danni fisici patiti dai loro figlioli e per i danni morali subiti: la polizza stipulata in quanto tesserati della società di calcio, infatti, copre solo gli infortuni occorsi durante l’attività sportiva e la compagnia assicurativa ha già fatto sapere che l’intossicazione da monossido di carbonio non rientra tra i “rischi” coperti», si legge in una nota diffusa dai responsabili dello studio.

I genitori dei ragazzi vogliono soprattutto delle risposte chiare sulle cause e su eventuali colpe. È stato appurato che i locali si sarebbero saturati di monossido a causa di un guasto o un cattivo funzionamento della caldaia. Cosa che è stata notificata al sindaco, essendo il Comune proprietario delle strutture, e che ha avuto come conseguenza il sequestro della centrale termica.

La Procura di Macerata ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, ma da allora non si è più saputo nulla. «Il timore è che il caso, non avendo – fortunatamente – sortito conseguenze gravi, passi in secondo piano o che si finisca con il consueto valzer delle responsabilità visto che i soggetti coinvolti sono più di uno, quanto meno due: l’amministrazione comunale e il sodalizio calcistico. Per non parlare della ditta a cui era affidata la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto».