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Barilla e le Marche, un viaggio lungo 35 anni (VIDEO)

Oggi, 7 dicembre, lo stabilimento di Ascoli Piceno, il primo in Italia ad essere stato fondato dal Gruppo oltre il territorio di Parma, celebra questo anniversario. «Qui un pezzo della storia della nostra impresa nata 140 anni fa», dice Luca Barilla

ASCOLI PICENO – Da qui ogni giorno si sfornano due milioni di biscotti e un milione di merendine. Più di 200mila i pani realizzati per il mercato. E tutto arriva sulle tavole delle famiglie italiane non solo grazie al lavoro di oltre 400 persone, tra dipendenti e fornitori. Questa è la realtà dello stabilimento Barilla di Ascoli Piceno, che oggi, 7 dicembre, celebra trentacinque anni di attività. Qui in queste zone, dove ancora si convive con il terremoto e le sue ben visibili cicatrici, il senso di appartenenza alla comunità è forte. Talmente vigoroso che  i lavoratori e l’azienda hanno organizzato da circa tre anni una colonna mobile per il soccorso con la Protezione Civile. Così hanno portato il loro contributo nel piccolo borgo di Montegallo: pasti caldi ai residenti.

Luca Barilla, vicepresidente del Gruppo Barilla

«Tra queste mura c’è  un pezzo della storia della nostra impresa nata 140 anni fa», dice il vicepresidente della multinazionale emiliana, Luca Barilla, che da padrone di casa dà il via alla giornata, alla presenza tra gli altri della vicepresidente della Regione Marche  Anna Casini, di Guido Castelli, sindaco di Ascoli, e di Simone Mariani di Confindustria Ascoli Piceno. Tra queste mura il passato e il futuro convivono. Sono in programma investimenti, come il nuovo forno per la cottura del pane oppure la nuova linea di biscotti Ringo Thin, già realtà da settembre. Solo ad Ascoli si producono  1.800 pezzi  al minuto per il mercato italiano. Coinvolti una ventina di fornitori e 200 persone, per un piano strategico superiore ai 5 milioni di euro.  «Prevediamo oltre sette milioni di euro di investimenti nel 2018 per innovazione, sicurezza, formazione del personale e qualità del prodotto», dice il direttore dello stabilimento Francesco Grieco.

Ma le Marche per Barilla sono importanti anche dal punto di vista agricolo. Annunciato oggi l’accordo, per la prima volta triennale, con gli agricoltori locali. Nei prossimi 3 anni infatti il Gruppo di Parma si è impegnato ad acquisire dai produttori del centro Italia (Marche, Toscana, Umbria e Lazio) più di 200.000 tonnellate di grano duro. «Barilla acquista un milione di tonnellate di grano duro nel mondo all’anno, 450 mila delle quali provengono dall’Italia (coinvolgendo 7mila aziende ndr.). Nel Belpaese maciniamo annualmente  650mila tonnellate di pasta. L’obbiettivo è incrementare la quantità di grano duro nazionale, puntando sull’innovazione. Per questo il centro Italia è fondamentale. Qui infatti, e nelle Marche in particolare, troviamo tra gli agricoltori competenza e passione».

Una lavoratrice del gruppo Barilla nello stabilimento di Ascoli

«Lo scopo di questa occasione è quello di ricordare gli uomini, il lavoro, e il prodotto che da 35 anni creano valore in questo stabilimento, perché anche qui si è scritto un pezzo della storia della Barilla che da 140 anni punta su un’imprenditorialità etica», spiega Luca Barilla. Che ricorda come lui, diciottenne, abbia accompagnato il padre Pietro Barilla nei suoi viaggi in macchina tra Parma e Ascoli, per realizzare quello che allora era un progetto poi divenuto realtà. «Oggi ritrovo ad Ascoli quei lavoratori, al tempo della mia stessa età e al loro primo impiego, ed è una delle cose più importanti incontrarsi di nuovo e godere di stima reciproca. Se oggi riusciamo a guardare al futuro è grazie al valore delle persone che lavorano qui dentro».

La produzione delle nastrine del Mulino Bianco nello stabilimento Barilla di Ascoli

Ogni giorno arrivano e partono dallo stabilimento in frazione Campolungo, a quindici minuti da Ascoli Piceno, circa 35 camion. Non è sempre stata facile la vita di questa realtà produttiva, l’alluvione del 2011 e il terremoto in primis. Ma qui dentro hanno saputo darsi una mano. È fuori, verso le montagne, che i problemi persistono, nei borghi abbandonati tra le macerie, e nei container.