ANCONA – «Basta-Dad», la didattica a distanza: gli studenti vogliono tornare a scuola. Hanno fatto sentire in modo forte e chiaro la propria voce i ragazzi e le ragazze degli istituti superiori anconetani (e non solo) che si sono ritrovati oggi pomeriggio (martedì 12 gennaio) ad Ancona nel piazzale antistante l’ingresso della Regione Marche.
La loro volontà è stata quella di portare un messaggio inequivocabile al governatore Francesco Acquaroli chiedendo di ritirare l’ordinanza che vieta il ritorno nelle classi fino al 31 gennaio. Con gli studenti erano presenti professori, genitori e semplici cittadini che hanno rispettato le regole del distanziamento per tutta la durata dell’iniziativa.
Il comunicato diramato
Questo il riassunto sostanziale del volantino distribuito nel corso del sit-in dai responsabili del Comitato Priorità alla Scuola – Marche: «Chiediamo al presidente Acquaroli e alla Giunta di ritirare quest’ordinanza e di garantire il rientro in classe al 50% per gli studenti degli Istituti superiori come stabilito dal Consiglio dei Ministri. Chiediamo, inoltre, uno screening periodico e su base volontaria, dedicato a tutta la comunità scolastica come già altre regioni stanno facendo e che il personale scolastico ad alto rischio sia considerato prioritario nella fase 1 dell’agenda vaccinale. Chiediamo chiarezza e certezze sul piano di trasporto scolastico che la Regione Marche insieme ai Prefetti aveva predisposto prima delle vacanze natalizie.
L’isolamento e la scuola a distanza sono una condizione pericolosa per la salute mentale degli studenti che sono a serio rischio depressivo e di ritiro sociale. La Dad aumenta le disuguaglianze sociali e riduce il livello di apprendimento anche del 55% nei contesti con più fragilità. Non è più accettabile, inoltre, che si pongano in contrapposizione diritto alla salute e diritto all’istruzione. La scuola, laddove sono garantite le misure di prevenzione, è un luogo sicuro. La scuola non può essere considerata come ultima della priorità. Senza scuola non c’è futuro».
Lo svolgimento della manifestazione e il summit
Dopo essersi ritrovati dinanzi a Palazzo Raffaello, i partecipanti hanno raggiunto in corteo il piazzale Emanuela Loi della Regione per stabilire lì il proprio punto di contatto. Due gli striscioni srotolati che recitavano le seguenti scritte: “Acquaroli ce senti? Riapri le scuole” e “Priorità alla scuola – no Dad – Riaprite le scuole”. Tanti gli interventi al microfono, alcuni dei quali li riporteremo a parte, che hanno toccato tutti i principali temi di questi giorni. Dalla chiusura, all’importanza sociale e didattica delle lezioni in presenza fino alle prospettive future.
Ad un certo punto una delegazione dei presenti è salita fino alla sala del Consiglio dove ha incontrato i consiglieri d’opposizione e il vicepresidente del Consiglio Andrea Biancani. La maggioranza non sembra aver dato l’idea di voler arretrare ma sicuramente agevolerà un tavolo di confronto al fine di provare a garantire la riapertura delle scuole dal 1° febbraio anche se al momento non può certo circolare ottimismo vista la situazione generale. Il tavolo di confronto dovrebbe essere allestito con cinque membri della Giunta e cinque dell’opposizione.
Gli interventi
Silvia Mariotti (responsabile Comitato Priorità alla scuola): «Stiamo promuovendo una petizione per la quale abbiamo superato le 2000 firme e puntiamo alle 3000. Chiediamo il ritiro dell’ordinanza che prevede la proroga al 100% della Dad fino al 31 gennaio ma anche una campagna vaccinale su base volontaria per gli over 60 nel personale scolastico così da garantire un rientro in sicurezza. Il 5 gennaio abbiamo avuto un colloquio con il governatore Acquaroli che è rimasto convinto delle sue scelte e teme per la tenuta del sistema sanitario. Da parte nostra crediamo che vada fatta una scelta di coraggio, lo riteniamo fondamentale».
Vittorio Sergi (professore): «Siamo consapevoli della difficoltà di questo momento per la nostra regione e per il nostro Paese. Sappiamo, tuttavia, che se non siamo in grado adesso di riformare la scuola per garantire il diritto alla salute e il diritto allo studio non lo saremo più. Le immense difficoltà che abbiamo accumulato fino ad oggi si vedono in tutta la loro crudezza. Secondo tanti, troppi, la scuola è sacrificabile perché gli studenti stanno zitti, i professori stanno zitti e i genitori stanno zitti. Non è così».
Carlo Sdogati (studente): «Torniamo a protestare consapevoli che la situazione è molto complessa ma riteniamo che ci siano mezzi e capacità per tornare a scuola in modo sicuro. A mio personalissimo avviso tutto dipende dalla scelte che vengono fatte, va ricercato un equilibrio tra il diritto alla salute e il diritto all’istruzione. Cosa stiamo pagando? Il futuro, gli obiettivi che ci siamo posti nella vita».
Silvia Mascellini (genitore): «Si sta negando un diritto costituzionale che è quello dell’istruzione. I nostri ragazzi sono a casa da 10 mesi quando i dati epidemiologici non sono contrari alla riapertura. Il contagio non avviene nelle aule e lo dimostrano le esperienze di scuole medie ed elementari. Spero che possa essere restituita ai nostri figli la socialità di una didattica in presenza».