ANCONA – Maglia nera all’Italia per la quota di “neet” (Not in education, employment or training, indicatore con il quale si identifica la quota di popolazione di età compresa tra 15 e 29 anni che che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione (Fonte: Treccani.it), mentre, tra i dati negativi, si registra anche una crescita delle disuguaglianze reddituali. Per le donne, invece, indici in miglioramento eccetto che nell’ambito della sicurezza. Sono alcuni degli elementi che emergono dal rapporto “Benessere equo e sostenibile in Italia” dell’Istat che analizza 12 aree di benessere, tra le quali anche la salute.
Tra gli indicatori che secondo la fotografia scattata dal report registrano i progressi maggiori nel Belpaese, ci sono Sicurezza, Qualità dei servizi, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita. In una situazione intermedia, Salute e Ambiente. Per i giovani il quadro è per certi versi peggiorato.
Benessere economico
Nel 2022, il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato rispetto all’anno precedente. Il forte
aumento della spesa per consumi finali ha rafforzato il trend di discesa della propensione al risparmio, che è scesa
a livelli inferiori rispetto al periodo pre-pandemico. L’indice di disuguaglianza del reddito netto aumenta lievemente nel 2020 rispetto all’anno precedente (5,8 contro 5,7 del 2019). Il valore registrato è stato l’effetto delle misure di sostegno introdotte con l’avviarsi della pandemia (trasferimenti emergenziali e reddito di cittadinanza); senza il sostegno introdotto la stima dell’indice di disuguaglianza sarebbe stata pari a 6,9.
Nonostante nel primo anno della pandemia il reddito delle famiglie sia tornato a ridursi rispetto all’anno precedente
sia in termini nominali (-0,9%) sia in termini reali (-0,8%), il rischio di povertà, pari al 20,1%, rimane sostanzialmente
stabile rispetto al 2019. Nel 2020, resta stabile anche l’indicatore di sovraccarico del costo dell’abitazione che
rappresenta un peso difficilmente sostenibile per il 7,2% della popolazione.
«La crisi ha accentuato le disuguaglianze specie nell’ambito della salute – fa notare Serena Cesaro di Federconsumatori Ancona – a causa delle liste di attesa le persone sono spesso costrette a rivolgersi alle strutture private, ma per molti è impossibile sostenere i costi di una visita o di un esame a pagamento e allora rinunciano a curarsi».
In questo senso «le disuguaglianze salariali aumentano anche le disuguaglianze sociali – prosegue – Redditi bassi, contratti di lavoro precari, pensioni più basse rispetto ad altre regioni, mettono le famiglie in difficoltà. Non solo, le Marche sono tra le regioni italiane in cui il carrello della spesa ha subito i rincari maggiori».
Tornando al report dell’Istat la pandemia ha modificato in misura significativa il modo in cui le famiglie percepiscono la propria condizione economica, tanto da invertire il trend positivo che si era registrato negli anni precedenti per alcuni indicatori: la quota di coloro che dichiarano di aver visto peggiorare la propria situazione economica rispetto all’anno precedente, pari al 25,8% nel 2019, cresce nei due anni di pandemia e continua ad aumentare nel 2022, fino ad arrivare al 35,1%, livello mai raggiunto in precedenza. Andamento analogo si osserva per la quota di persone che dichiarano di arrivare a fine mese con grande difficoltà, in aumento dall’8,2% nel 2019 al 9,1% nel 2021.
Negli anni precedenti la crisi pandemica, risultava in diminuzione la quota di individui che vivono in famiglie a
bassa intensità di lavoro (ovvero con componenti tra i 18 e i 59 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo), che ha portato l’indicatore a contrarsi fino al 10,0% nel 2019. Nel 2020 l’andamento positivo si arresta e la percentuale di individui che vivono in tale condizione sale all’11,0% e continua a salire nel 2021 (11,7%).
Neet e Lavoro
Cresce la quota di Neet, ovvero di giovani, nella fascia 15-29 anni che sono fuori dai circuiti dell’istruzione e del lavoro, una quota che nel Paese raggiunge il 19%, un dato più elevato rispetto a quello europeo, dove la media si attesta all’11,7%.
Il tasso di occupazione italiano nel 2022 è di circa 10 punti percentuali più basso rispetto a quello medio europeo (74,7%), con un gap importante per quanto riguarda l’occupazione femminile che in Italia si attesta al 55,0%, mentre la media europea è del 69,4%. Uno degli indicatori per cui l’Italia si colloca su livelli migliori in termini di benessere, rispetto alla media dei paesi dell’Ue, invece è il tasso di omicidi, pari a 0,5 per 100mila abitanti nel 2020, ben al di sotto della media dei paesi europei. Inoltre, l’Italia si conferma ai vertici della graduatoria dei paesi per quanto riguarda la sopravvivenza, con valori della speranza di vita alla nascita pari a 82,5 anni (80,1 la media Ue nel 2021).
Donne
Per quanto riguarda invece l’analisi degli indicatori per genere, tra il 2019 e il 2022 la maggior parte delle misure di benessere (54,1%) ha fatto registrare un miglioramento per le donne a fronte del 39,2% riferito agli uomini, per i quali invece sono più numerose le misure rimaste stabili e quelle che si attestano su valori peggiorativi rispetto al 2019. Il numero di misure di benessere migliorate è più elevato per le donne in tutti i domini, a eccezione del dominio Sicurezza, dove si registra una sostanziale parità in termini di numero di indicatori migliorati (quattro su cinque sia per gli uomini che per le donne).
Per la gran parte degli indicatori continua, tuttavia, a osservarsi un divario di genere che vede penalizzate soprattutto le donne. Infatti, su 86 indicatori complessivi, solo 26 fanno registrare una parità di genere. Al contrario, 34 evidenziano una condizione di svantaggio femminile e altri 26 di svantaggio maschile. Salute e Istruzione e formazione sono i domini per i quali si evidenzia una condizione delle donne diffusamente migliore di quella degli uomini. Nei domini Sicurezza e Innovazione, ricerca e creatività si osserva una situazione più eterogenea, con una parte di indicatori che segnano un vantaggio femminile e una parte un vantaggio maschile.
Più numerosi sono gli indicatori in cui c’è uno squilibrio di genere diffuso a favore degli uomini: Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Politica e istituzioni, Relazioni sociali, Benessere economico e Benessere soggettivo.