ANCONA – L’avvicinarsi della fine dell’anno consente di proporre alcune considerazioni per un bilancio del pianeta giustizia in questo 2020, considerazioni che ovviamente risentono dell’impatto fortissimo che la pandemia ha avuto anche sul lavoro dei tribunali.
«Anche in questo settore l’incidenza del Covid-19 ha mostrato con evidenza la sussistenza di carenze strutturali che già in momenti di maggiore serenità incidevano in maniera rilevante sullo svolgimento dell’attività giudiziaria e di conseguenza sull’attività professionale dell’avvocatura». A dirlo è Maurizio Miranda, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona, che ripercorre gli avvenimenti più salienti.
«Con il primo intervento normativo che ha interessato direttamente il settore, D.L. 18/2020, il legislatore ha provveduto in prima battuta a disporre il rinvio d’ufficio a data successiva al 15 aprile 2020 di tutte le udienze dei procedimenti civili e penali pendenti presso tutti gli uffici giudiziari, data successivamente fissata all’11 maggio 2020». Si è trattato di una sorta di “sterilizzazione” dell’attività degli Uffici Giudiziari che ha avuto ovviamente una diretta incidenza sui tempi della giustizia, soprattutto della giustizia civile, in quanto le cause rinviate sono state fissate nuovamente tenendo conto dei calendari già compilati «con conseguente allungamento dei tempi medi di definizione dei processi che si stima essere non inferiore ad un anno» puntualizza. «Inoltre – insiste Miranda – la norma ha disposto la sospensione dei termini processuali, con conseguente allungamento del tempo necessario a far diventare definitiva una sentenza anche se pubblicata prima dell’entrata in vigore della sospensione».
Nel contempo, la necessità di procedere comunque alla trattazione di procedimenti con carattere di urgenza ha comportato una sostanziale migrazione del processo dalle aule fisiche dei palazzi di giustizia a quelle virtuali offerte dagli strumenti di videoconferenza: tale circostanza ha costretto i professionisti ad adeguarsi rapidamente al proficuo utilizzo di modalità di comunicazione che non erano di uso comune all’interno degli studi professionali. «La trattazione di processi in via telematica – aggiunge ancora il presidente dell’Ordine degli Avvocati – rappresenta una forte compressione dell’attività difensiva in quanto configura una forma di comunicazione che fino ad oggi era estranea al bagaglio culturale dell’Avvocatura ma anche della stessa Magistratura».
L’urgenza di provvedere ha comportato che l’adozione delle misure volte a prevenire il contagio per le ipotesi di trattazione delle cause “in presenza” è stata demandata alle decisioni dei singoli capi degli Uffici Giudiziari. Nonostante il coordinamento tra gli Uffici, efficace anche grazie al coinvolgimento dell’Avvocatura, «si è assistito al proliferare di numerosi protocolli diversi per ogni singolo Ufficio con conseguente ulteriore difficoltà per i professionisti che si trovavano davanti a schemi operativi differenti da tribunale a tribunale» spiega. Un aspetto favorevole, che può rinvenirsi in una lettura positiva delle innovazioni cui la categoria forense è stata costretta, è che alcuni aspetti delle nuove modalità di celebrazione dei processi potranno divenire regola stabile al fine di semplificare la trattazione di alcune fasi del giudizio che siano effettivamente compatibili con la mancanza di un’aula reale.
«Da ultimo, non si può tacere delle conseguenze derivanti dall’obbligo di disporre lo smart working per i dipendenti degli Uffici Giudiziari, smart working che in realtà non consente un pieno svolgimento dell’attività lavorativa in quanto da remoto non è possibile per gli addetti accedere a tutti i sistemi informatici ministeriali. Ciò ha comportato un vero e proprio svuotamento degli Uffici, già fortemente provati dalle carenze di organico che l’Avvocatura da anni denuncia ed individua quale maggior causa dell’eccessiva durata dei processi, soprattutto nel settore penale» dice Miranda.
Che afferma: «Non si può però fare a meno di evidenziare l’indifferenza del legislatore nei riguardi del mondo delle professioni che ha dovuto e dovrà sostenere con ausili veramente modesti tutto il peso dell’innovazione tecnologica necessaria alla nuova celebrazione delle Udienze e dovrà farsi carico delle ricadute economiche derivanti dalla maggiore durata dei processi, ricadute che si manifesteranno in un periodo che purtroppo sarà di lunga durata». In questo anno così difficile è stato rimarcato l’indispensabilità dell’attività dell’Ordine forense, sia in merito al dialogo con gli Uffici Giudiziari per la creazione dei protocolli di gestione delle Udienze, che per quanto riguarda il supporto ai professionisti, anche per la doverosa attività di capillare comunicazione e diffusione delle mutevoli regole processuali imposte dal nuovo quadro normativo.
«Insomma – conclude il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona – il 2020 è certamente un anno nefasto che non sarà possibile dimenticare in quanto gli eventi che sono accaduti in questi mesi avranno la loro risonanza anche dopo la data del 31 dicembre».