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Biodigestore, Fabriano Progressista propone un referendum

A proporlo è il capogruppo Andrea Giombi, che non lesina dubbi e perplessità sulla candidatura avanzata dal sindaco Santarelli per ospitare questa struttura nel territorio comunale

Andrea Giombi

FABRIANO – Un referendum cittadino per dire “si” o “no” all’eventuale costruzione di un biodigestore a Fabriano. A proporlo è il capogruppo di Fabriano Progressista, Andrea Giombi, che non lesina dubbi e perplessità su questo argomento che ha preso il via dall’informativa del sindaco, Gabriele Santarelli, con la quale si annunciava alla città, sempre e solo via Facebook inizialmente e, solo dopo, anche in consiglio comunale, della disponibilità offerta dall’Amministrazione comunale pentastellata di Fabriano per il posizionamento del biodigestore nel territorio comunale. Le polemiche non sono mancate sia a livello politico che nella piazza virtuale di Facebook.

«Considerato che rappresenta un tema molto sensibile installare un impianto di smaltimento dei rifiuti organici nel nostro Comune, riteniamo che l’Amministrazione comunale di Fabriano, previa informazione tecnica alla cittadinanza, dovrebbe promuovere un referendum come previsto nello Statuto comunale», afferma Giombi che, subito dopo, rappresenta la propria posizione, «suffragata da professionisti e collaboratori».

Secondo il capogruppo di Fabriano Progressista ci sarebbero alcuni punti che andrebbero affrontati. A partire dal fattore risparmio, «minimo e che deriva in gran parte dagli incentivi. Se c’è necessità di incentivi c’è già l’evidenza che l’attività non è profittevole». Ancora, «circostanza che non si considera è il confronto tra costi di smaltimento, con i costi di trasporto dei rifiuti a Fabriano e candidare la propria città senza avere piena idea delle conseguenze e delle alternative sembra una decisione non lungimirante per il futuro della città della carta».

Fuorviante, secondo Giombi, è l’associazione della parola “bio”. «Tenta di associare questo tipo di produzione a una produzione energetica completamente pulita, mentre così non è. Ciò che viene prodotto, e bruciato, è gas. I vari tipi di gas hanno carica inquinante. Il rischio relativo al leakage (dispersione) riguarda anche l’acqua. Incremento delle emissioni dovuto al trasporto di materiale organico. Indipendentemente dalla localizzazione dell’impianto ci sarà un incremento delle emissioni sia in entrata che in uscita. Tale biodigestore è una struttura che si colloca nella filiera energetica ma non nella green economy. Questo rischia di aprire la strada ad investimenti in imprese legate alla produzione energetica non pulita e quindi ad alto rischio».

Ancora, i cattivi odori. «Un impianto del genere genera cattivi odori – insiste il capogruppo – che, in una cittadina dalla conformazione di Fabriano, rischia di propagarsi per chilometri. Questo problema determina una diminuzione della qualità della vita dei cittadini». Diminuzione del valore della proprietà privata, «terreni e abitazioni interessati dalle conseguenze della produzione perderanno di valore». Ci potrebbero essere anche conseguenze sul turismo. «Strutture di agriturismo e ricettive in genere che saranno interessate dalla presenza dell’impianto vedranno diminuire la propria posizione competitiva che, generalmente, si traduce in una riduzione dei ricavi. In più, bloccherà la possibilità di installare nuove strutture nelle zone adiacenti all’impianto. Inoltre, non è un’impresa che crea valore né lavoro, avere circa 4/5 posti in più in un’azienda non significa aver creato lavoro». Le ultime problematiche evidenziate da Giombi riguardano: i costi di manutenzione e, essendo Fabriano in un’area sismica, siamo più soggetti alla possibilità di danni alla struttura derivanti da terremoto. Pertanto, questi possono essere causa di dispersione di sostanze inquinanti con necessità di ulteriori investimenti per la manutenzione della struttura», conclude il capogruppo di Fabriano Progressista.