JESI – Attenzione sempre alta a San Giuseppe per la Torre Erap, il palazzo di sette piani che dovrebbe sorgere in via Tessitori. È il Meetup “Spazio Libero” di Jesi a rispondere alle dichiarazioni del vice direttore dell’Erap Ancona Maurizio Urbinati, intervistato da CentroPagina il 12 aprile scorso.
Il Meetup, ricordando il permesso a costruire scaduto, precisa che in zona non sono state eseguite opere di urbanizzazione. «Sono quelle effettuate dalla Multiservizi spa per l’eliminazione di una servitù di passaggio, che gravava sul terreno Erap, rappresentata da una condotta idrica. Si smetta allora con l’invenzione dei lavori già iniziati sotto forma di scavi e opere di urbanizzazione, invenzione alla quale “inspiegabilmente” fa sempre eco il Comune di Jesi», dicono dall’associazione. Aspetto questo, su cui il Meetup insiste. «Sullo spostamento della condotta idrica ci sarebbe molto da dire e non solo per le lungaggini dell’iter, ma perché i lavori debbono essere pagati dall’Erap e non addebitati al Comune di Jesi, come è stato erroneamente stabilito nell’accordo fatto con la dirigenza dell’area tecnica del Comune».
Per quanto riguarda gli alloggi destinati alla cosiddetta fascia grigia, «In base alla normativa tuttora vigente – spiega il Meetup – sono favoriti coloro che sono già inseriti nella graduatoria delle case popolari o che sono già inquilini di alloggi sociali che hanno perso la qualifica di assegnatario perché hanno superato il limite di reddito stabilito. Gli alloggi che si vorrebbero costruire in via Tessitori dovranno essere assegnati in base ad una graduatoria già esistente e ancora in vigore approvata nel 2009 dal Comune di Jesi (Determina n. 1557)».
Sul tavolo del sindaco, intanto, è arrivata la petizione per annullare tutto il piano di recupero denominato Campus Boario, un progetto che riqualificherebbe il quartiere, aveva fatto presente l’Erap. «Appare chiaro che la progettazione degli alloggi della torre non sia stata orientata in base alle risultanze della graduatoria stessa, come richiedeva la normativa. Non si racconti che si comprendono le preoccupazioni dei residenti e che l’opera comporterà una “rinascita del quartiere”. I cittadini, quando sono informati, mal sopportano certe prese in giro, che restituiscono al mittente».