CASTELFIDARDO – La caccia è aperta su gran parte del territorio della Selva di Castelfidardo ma non è la prima volta che vengono raccolte segnalazioni come quella di una donna che abita nell’attigua zona Crocette che, domenica scorsa, 8 ottobre, ha udito spari troppo vicini alla sua persona mentre passeggiava con il cane e ha temuto seriamente di venire impallinata. Un’altra testimonianza che riapre il dibattito annoso: caccia sì o caccia no nel territorio della battaglia per l’Unità d’Italia? Almeno tre anni fa iniziò l’iter per farlo diventare riserva ma bocciato dalla Regione a oggi l’area verde resta Sic, sito di importanza comunitaria.
«Sono anni che mi batto per il divieto. La caccia però è consentita in vari punti dell’area tra cui vicino alla pista ciclabile – afferma il presidente della fondazione Ferretti Eugenio Paoloni che gestisce il cea della Selva -. Il Comune non può certo imporre il divieto di caccia, deve farlo la Regione Marche, ma siccome c’è il rischio oggettivo che qualcuno si faccia male, per un fatto di sicurezza pubblica potrebbe apporre cartelli con la scritta “luogo di uso pubblico – divieto di caccia”. Il pericolo è reale. Di segnalazioni simili ce ne arrivano tante, è ora di fare qualcosa e soprattutto che i cittadini segnalino ai vigili urbani quello in cui incorrono per una passeggiata». Anni fa avevano scritto anche al Prefetto per segnalare l’ambigua situazione della caccia autorizzata a fasce all’interno della Selva. Tanti i problemi con cui devono fare i conti i gestori del cea poi, dalla manutenzione ordinaria e straordinaria ai maleducati che scaricano immondizia in mezzo al bosco fino ai furti. Mesi fa dei 20 cartelli di informazioni sistemati nell’area ne sono rimasti cinque, danneggiati o portati via da ignoti.