CASTELFIDARDO – Una vita da mediano, ma con i piedi buoni per impostare l’azione più che “a recuperare palloni”, come cantava il Liga nazionale. Dribbling e lanci millimetrici: questo è Alessandro Borgese, mente e metronomo del centrocampo del Castelfidardo. Un lusso per la serie D dopo campionati giocati e vinti tra i professionisti, indossando le maglie di Ancona, Perugia e Sassuolo, solo per citarne alcune. A 32 anni, con un fisico ancora integro e tanto fiato in corpo, Borgese si ritrova a giocare con la maglia del “suo” Castelfidardo, la città di adozione che lo ospita ormai da 12 anni e dove ha costruito la sua nuova famiglia, insieme alla compagna Elisa e all’ultima arrivata, la piccola e dolcissima Giada di appena 8 mesi.
«Diventare padre mi ha cambiato la vita – ci confida Alessandro -. Ho assistito al parto della mia compagna ed è una sensazione che solo chi la vive la può descrivere. Appena ho visto mia figlia e l’ho presa tra le braccia mi si è aperto un nuovo mondo, da quel momento ho capito davvero cosa significa prendersi cura di un’altra persona».
Castelfidardo ormai è la tua casa. C’è l’intenzione di vestire la maglia biancoverde anche la prossima stagione?
«A Castelfidardo ci vivo da dodici anni ormai e mi sono trovato bene. La stagione sportiva sta andando oltre le aspettative. Dopo che è nata mia figlia non avevo intenzione di andare lontano e si sono create le condizioni per vestire finalmente la casacca biancoverde. Ovviamente la volontà di rimanere c’è perché mi trovo bene, ma sono abituato a pensare anno per anno e prima c’è da concludere al meglio questa stagione».
Ci credete ancora al traguardo dei play-off?
«Sicuramente non sarà facile perché ci attendono ancora partite molto difficili e perché ci sono squadre molto attrezzate che sono state allestite per centrare questo obiettivo. Noi siamo partiti per raggiungere la salvezza, ma adesso ci troviamo lì e cercheremo in tutti i modi di difendere la posizione. Sto giocando anche con la febbre per dare il mio contributo. Da tre settimane non riesco ad allenarmi con continuità, ma domenica voglio essere in campo a tutti i costi».
Il derby di Recanati è già un lontano ricordo?
«È stato un risultato un po’ bugiardo perché gli avversari hanno concretizzato tutte le occasioni create. Noi invece abbiamo avuto anche sfortuna su molti episodi. Ad esempio il loro primo gol è nato da un rimpallo che ha costretto Trillini ad abbandonare il terreno di gioco e sugli sviluppi di quell’azione è nato il pareggio. Anche tutti i gol successivi sono nati da nostri errori. Perdere 5-1 non è stato bello ma non dobbiamo assolutamente abbatterci».
E domenica arriva la capolista Matelica…
«C’è tanta voglia di riscatto, non sarà facile perché incontriamo la prima della classe. Nella gara di andata è girato tutto storto, eravamo anche rimaneggiati e io giocavo in difesa. Questa volta a Castelfidardo faranno più fatica, sia per il nostro terreno di gioco pesante, sia perché noi siamo molto cresciuti rispetto a quella partita. Sarà tutta un’altra gara».
Sei un ex, hai rimpianti per la stagione vissuta a Matelica?
«Secondo me c’erano troppi problemi per fare di più. Se non abbiamo vinto il campionato con quella squadra un motivo c’era, perché sulla carta avevamo i giocatori più forti di tutti. Il Matelica di quest’anno è totalmente diverso, si sono affidati ad un direttore sportivo e sono cambiate un po’ di cose. Lo scorso anno c’era 2-3 giocatori per ogni ruolo, quest’anno c’è un’identità di squadra molto forte e i risultati si vedono. In questo momento hanno pochissimi punti deboli, a volte magari possono avere cali di tensione, ma se sono primi quasi fin dall’inizio del campionato significa che hanno dei valori importanti».
Chi è il tuo idolo come giocatore?
«Mi è sempre piaciuto molto Andrea Pirlo, e da tifoso milanista ho dovuto anche accettare di vederlo giocare con la maglia della Juventus».